L’Unità, il giornale di Antonio Gramsci fondato nel 1924, è a un passo da una nuova vita. Dopo il fallimento dell’omonima società editrice, dichiarato lo scorso luglio dal Tribunale di Roma, sullo storico quotidiano del Pci prima e del Pd poi sta arrivando la scialuppa del Gruppo Romeo, già editore de Il Riformista.
È stata l’agenzia Adnkronos a rilanciare la notizia sull’ingresso a L’Unità del colosso campano che fa business nel settore immobiliare. La famiglia Romeo, guidata da Alfredo e attiva anche nel segmento lusso della ricettività alberghiera, ha chiuso il fatturato del 2021 a quasi 133 milioni, in crescita rispetto all’anno precedente.
La società editrice dichiarata fallita quattro mesi fa è l’Unità srl di Massimo Pessina e Guido Stefanelli, costruttore milanese il primo, a capo di un impero che porta il suo cognome, e braccio destro e amministratore delegato il secondo. I due avevano rilevato la società editrice del giornale nel 2014, quando il segretario del Pd era Matteo Renzi.
Pessina e Stefanelli entrarono nell’azionariato a partire dal 2012, rilevando via via le quote detenute dal 2008 da Renato Soru che, a sua volta, comprò la testata nel 2008, quando il numero uno dei dem era Walter Veltroni. L’obiettivo era salvare la testata dalla scomparsa. Soru, invece, è finito sotto inchiesta e addirittura inviato a giudizio lo scorso settembre con l’accusa di bancarotta.
Adesso c’è l’operazione Romeo alle porte, roba da 910mila euro. Con L’Unità, attualmente sono a libro paga venti giornalisti e cinque poligrafici, però mai licenziati e quindi dal 1° gennaio 2022 si ritrovano fuori dagli ammortizzatori sociali ma anche senza stipendio. Toccherà al nuovo editore dire quanti ne vorrà salvare.
L’agenzia Adnkronos ha fatto anche il nome del possibile nuovo direttore: Romeo potrebbe affidare la guida de L’Unità a Piero Sansonetti che ricopre lo stesso incarico al Riformista. Per lui sarebbe un ritorno a casa, visto che nel giornale di Gramsci approdò per la prima volta nel 1975.
Con Romeo, L’Unità eviterebbe di essere messa all’asta per pagare i creditori e saldare debiti per un’ottantina di milioni. Ma soprattutto dietro il salvataggio ci potrebbero essere nuovi scenari politici, di cui Romeo in qualche modo si farebbe garante.
In ambienti politici romani è sempre più insistente la voce di un divorzio in casa dem, dal momento che il matrimonio tra ex comunisti ed ex popolari non ha mai davvero funzionato. L’anima Ds e quella della Margherita sono troppo distanti per condividere un campo lungo di valori. I dem meno moderati sentono sempre più la necessità di spostarsi a sinistra, verso quell’elettorato che oggi sta prendendo a riferimento gli M5s di Giuseppe Conte. Una prateria di voti che gli ex Ds si stanno lasciando sfilare da sotto il naso. Recuperare L’Unità per dare voce a quegli ideali perduti potrebbe essere un pezzo del puzzle politico-editoriale che ruota intorno al giornale di Gramsci. (al. car.)