Latte non sardo per il Pecorino romano. “Serve un censimento delle razze”

“Il dibattito attuale sulle modifiche al disciplinare della Dop Pecorino Romano ha fatto emergere come oggi non esista un quadro completo ed attendibile su tutte le razze presenti negli allevamenti sardi”. Lo sostiene l’Associazione allevatori della Regione Sardegna che si mette a disposizione “per eventuale assistenza quale soggetto titolato per verificare le razze presenti negli allevamenti nonché la consistenza o numerosità di loro incroci”.

L’ente, nata dalla riorganizzazione delle associazioni provinciali Allevatori, ricorda di avere “personale qualificato che opera nelle aziende zootecniche che aderiscono ai Controlli Funzionali propedeutici all’aggiornamento dei libri genealogici detenuti dagli Enti Selezionatori”. Questo censimento generale delle razze, da pianificare con l’assessorato Regionale Agricoltura, i Consorzi di tutela e l’Agris, “consentirebbe – spiega l’Aars – di poter aggiornare la Banca dati nazionale e la Banca Dati dei Libri Genealogici fornendo oltretutto chiare indicazioni di come si stia evolvendo il settore ovino in Sardegna”.

Il dibattito sul latte non sardo si è scatenato dopo la decisione di modifica del disciplinare interno del consorzio sulle razze di origine del latte. Nell’ultima accesa assemblea, a Borore, è emersa la divisione tra chi vorrebbe che il formaggio sardo, tra quelli più esportati all’estero, venisse prorotto esclusivamente con il latte di pecora sarda, laziale o toscana e chi invece vorrebbe introdurre un margine di tolleranza almeno del 10 per cento di latte da zone ‘esogene’. Nessuna proposta ha incontrato i favori della maggioranza dei soci – circa una quarantina – e così il tema è stato rinviato al 2022. L’assemblea non è stata chiusa ma resta aperta con un aggiornamento a mercoledì 12 gennaio.

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