L’accordo Italia-Algeria fa ripartire il Galsi, il metanodotto accantonato dall’Isola 10 anni fa

Il progetto sembra riprendere quota. Dopo il viaggio di Giorgia Meloni in Algeria e l’accordo con il paese africano, si rinizia a parlare di Galsi, il metanodotto bloccato nel 2014 ma mai definitivamente accantonato, che dovrebbe passare per la Sardegna. Per la costruzione del metanodotto italo-algerino nel 2003 era stata fondata un’omonima spa, dove la Regione era uno dei cinque azionisti con l’11,6 per cento di quote acquistate dalla Sfirs, la finanziaria pubblica dell’Isola. Nel 2013 l’allora Giunta di Francesco Pigliaru aveva votato l’uscita dalla società. Il tema è ora di nuovo sul tavolo e iniziano le polemiche. Se per il coordinatore regionale di Sardegna al Centro, Antonello Peru, si tratta di una “bellissima notizia”, la vicepresidente del M5s, Alessandra Todde, punta il dito contro la “totale assoluta mancanza di visione su quale debba essere il futuro energetico della Sardegna”.

Cauta l’associazione degli artigiani nell’Isola. Sì al gasdotto, dicono, ma a patto che si rispetti l’ambiente e si faccia in fretta. È la posizione di Confartigianato Sardegna sulla nuova infrastruttura. “Ma le piccole imprese – avvertono i vertici dell’organizzazione – hanno bisogno adesso di energia pulita e a basso costo: necessari 50 milioni dalla Regione per le rinnovabili”. Secondo Maria Amelia Lai e Daniele Serra, rispettivamente presidente e segretario di Confartigianato imprese Sardegna, “abbandonare la costruzione del Galsi è stata una scelta disastrosa e la Sardegna ha perso 22 anni di tempo e di sviluppo, ostacolata da scelte politiche miopi, eccessiva burocrazia, e visioni prospettiche limitate, retrograde e chiuse al futuro”.

Ora la possibile svolta: “Ci si gioca una fetta enorme di competitività con le altre regioni e zone europee – continuano Lai e Serra -. Già 10 anni fa, una nostra indagine rivelava come ogni azienda sarda spendeva ben 2.708 euro in più rispetto alle altre aziende europee e 932 euro in più rispetto alle altre regioni italiane. In pratica l’1,03 per cento del valore aggiunto svaniva in maggiori oneri energetici. Secondo Confartigianato il caro energia mette sotto attacco circa 95mila micro e piccole imprese della Sardegna, quelle sotto i 10 dipendenti. E la situazione – spiega l’organizzazione – ha fatto registrare nel 2022 un aggravio di quasi 850 milioni di euro, determinando un aumento del più 147,1 per cento rispetto allo scorso anno, quarto maggior incremento in tutta Italia, contro una media nazionale del più 135 per cento. L’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna ricorda che mediamente l’energia è diventata una delle spese più importanti per le imprese artigiane sarde. “Il deragliamento dei prezzi dell’energia, sta anche comportando una erosione del valore aggiunto delle micro-piccole-medie imprese del 6,1 per cento. I dati dicono anche che, per ogni sardo, la bolletta, nell’ultimo anno, è aumentata in media del 59,1 per cento, quasi 2.212 euro per ogni cittadino. Per queste ragioni, nell’Isola i rincari energetici stanno mettendo in forte crisi 1 azienda su 6, determinando una crisi di liquidità che rischia di mettere fuori mercato una consistente fetta di micro, piccole e medie imprese sarde”.

“È una bellissima notizia per la Sardegna e per il Paese l’accordo tra i governi di Italia e Algeria che hanno deciso di far ripartire il progetto del metanodotto Galsi. È un’opera di grandissimo valore strategico che ci mette nelle condizioni di diventare un hub energetico di primaria importanza a livello europeo. E come Sardegna al Centro non possiamo che essere ancora più soddisfatti per aver più volte in questi anni sollecitato la ripresa del progetto”. Lo afferma, in una nota, Antonello Peru. “Lo scorso mese di marzo, quasi inascoltati, avevamo pubblicamente segnalato l’assoluta urgenza di avviare ogni tipo di azione nei confronti del governo per valutare i tempi di accantierabilità del metanodotto. Avevamo evidenziato che il Galsi avrebbe potuto essere l’investimento ideale di medio periodo per garantire alla Sardegna e all’Italia l’indipendenza energetica dalla Russia ma anche per accompagnare la transizione energetica della nostra isola, evitando investimenti insufficienti sui rigassificatori. La nostra Regione potrebbe avere il metano anche in tempi più brevi rispetto a quelli di qualsiasi altra opera, con un’infrastruttura pronta per accogliere in futuro anche l’idrogeno. Ora quest’opera, erroneamente messa da parte, ritorna d’attualità e viene giustamente ritenuta strategica dal Governo. Verrebbe da dire, finalmente per quella che potrebbe rappresentare davvero una svolta storica per le politiche energetiche della Sardegna e dell’Italia”.

“Ancora una volta le dichiarazioni entusiaste sul Galsi da parte della destra sarda ci riportano al problema principale: una totale assoluta mancanza di visione su quale debba essere il futuro energetico della Sardegna”, scrive in una nota invece Alessandra Todde. “La nostra proposta è sempre stata chiara. L’acqua, il vento e il sole – sottolinea la parlamentare sarda – sono per la Sardegna ciò che è il petrolio per i Paesi Arabi: materie prime fondamentali da cui trarre benefici economici competitività e sviluppo. Il gas non è gratis, non lo produciamo, lo importiamo ed è inoltre una fonte fossile che dobbiamo superare. Pensare di imporre alla Sardegna l’ennesima servitù energetica permanente per una fonte in disuso e in dismissione è assolutamente vergognoso. Il Dpcm Sardegna aveva una caratteristica: la reversibilità e il rispetto del territorio. Quindi, mi colpisce la guerra che il centrodestra sardo sta facendo alle fonti rinnovabili e anche l’entusiasmo per un progetto che è già stato bocciato in passato non per il mancato accordo con l’Algeria ma per il suo impatto ambientale e gli scarsi benefici sul territorio. Secondo i dati di Greenpeace, la Sardegna è tra le Regioni più inquinate d’Italia. Perciò chiediamoci cosa vogliamo lasciare ai nostri figli: un territorio inquinato con l’ennesima infrastruttura che poi sarà dismessa, oppure vogliamo investire sul un nuovo futuro energetico per l’Isola?”, conclude Todde.

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