La sostenibile leggerezza delle vigne. Sella & Mosca, sono 120 anni di storia

1899–2019. La cantina Sella & Mosca compie 120 anni, un compleanno che avviene dopo tre anni dall’acquisizione dell’azienda da parte del gruppo vitivinicolo Terra Moretti. Storia, tradizione e successi nel passato, ma un futuro denso di nuovi e stimolanti progetti.

Centoventi anni sono un traguardo importante. Ma Sella & Mosca è abituata, da sempre, a lavorare in grande e a raggiungere risultati altrettanto importanti, destinati a lasciare il segno, in Sardegna e nel mondo. Era il 1899 quando un avvocato e un ingegnere decisero di scommettere sul territorio di Alghero, attraverso azioni importanti di bonifica che avrebbero regalato terreni fertili per l’agricoltura. All’inizio l’obiettivo fu creare una grande realtà vivaistica, ideale per allevare (e sperimentare) varietà tradizionali e alloctone. Dopo qualche decennio arrivarono le prime vinificazioni e sorprende pensare che le prime vendemmie – l’Anghelu Ruju è ancora oggi sul mercato – risalgano agli anni Venti.

Da quella data la produzione non si è mai fermata e ha portato l’azienda a mettere sul mercato, alla fine degli anni Ottanta, le prime bottiglie concepite secondo tecniche moderne che ancora oggi si apprezzano. Ora l’azienda possiede una tenuta di circa 650 ettari, di cui 550 di vigneto (foto di Fabio Minò). Un corpo unico di filari che non ha eguali in Europa per estensione. A questo si aggiungono appezzamenti in Gallura e nel Sulcis. Oltre alle varietà Cannonau e Vermentino (diffuse in tutta l’Isola) non mancano alcuni vitigni internazionali, Cabernet Sauvignon in primis, che qui trovano il loro habitat naturale. In più la cantina ha da sempre scommesso sul Torbato, altra uva autoctona presente unicamente in questo areale.

Tre anni fa Sella & Mosca è stata acquisita da Terra Moretti, uno dei gruppi vitivinicoli più importanti in Italia, di cui fanno parte marchi prestigiosi come Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta (realtà ai vertici della spumantistica italiana), Petra, Teruzzi e Tenuta La Badiola in Toscana. “La capacità di produzione di Sella & Mosca supera i 5 milioni di bottiglie, l’obiettivo è quello di imbottigliare una qualità alta su tutta la gamma, ma almeno un milione di bottiglie deve essere rappresentato dai prodotti di punta aziendali. Le azioni compiute da noi – ci dice Vittorio Moretti, presidente del gruppo – in questi primi tre anni sono state subito incisive. Abbiamo recuperato tanto lavoro indispensabile in vigna, portato avanti la conversione al biologico e messo sul mercato quattro nuovi prodotti tramite un progetto che ha visto la stretta collaborazione di Antonio Marras”.

Mustazzo, Ambat, Catore e Oscarì. Sono questi i vini le cui etichette sono state disegnate da Marras. Il primo è un Cannonau che arriva da vecchie vigne prese in affitto tra Jerzu e Mamoiada, poi un Vermentino di Sardegna, un Torbato e un Torbato metodo classico. Ma l’artista e stilista di Alghero non si è limitato alle sole immagini. Ha costruito delle storie affascinanti che si intrecciano, attraverso dei personaggi immaginari, ognuno dei quali racconta un pezzo di Sardegna. E i vini, al loro primo anno sul mercato, hanno già riscosso un ottimo successo.

Per festeggiare i 120 anni l’azienda ha organizzato una cena di gala che ha visto protagonisti quattro importanti chef sardi. L’antipasto (calamaro, fagiolini e infuso di calamaro) è stato affidato a Stefano Deidda del ristorante stellato Dal Corsaro di Cagliari e abbinato a Oscarì, Brut Metodo Classico di Torbato; il primo – un risotto con cozze affumicate, kefir di mare, bottarga di tonno e polvere di melanzane, accompagnato da un Torbato Cuvée 161 ’18 – l’ha pensato il carlofortino Luigi Pomata. Poi è toccato all’algherese Cristiano Andreini proporre le triglie cotte con foglie di vite e melanzane e servite con l’Algero Torbato Catore ’17. Il dolce, un particolare sorbetto al vino rosato che era abbinato sia al passito Monteluce che all’Anghelu Ruju, è stato preparato infine dal giovanissimo Oliver Piras, cagliaritano, ma titolare con la compagna Alessandra Del Favero di Aga, insegna con Stella Michelin a San Vito di Cadore in Veneto.

Prima della cena, in presenza di Giovanni Pinna, enologo aziendale, Beppe Caviola, consulente tecnico del gruppo, Vittorio Moretti e sua figlia Francesca (Ad aziendale) ed Eleonora Guerini a capo del reparto Strategia e marketing, c’è stata l’occasione di provare sei annate del Marchese di Villamarina, il rosso di punta aziendale ottenuto da Cabernet Sauvignon. Dall’ultima annata in commercio, la 2014, si è tornati indietro assaggiando quelle del 2009, 2004, 1999, 1993 e infine la prima del 1989. La degustazione ha messo in luce non solo l’incredibile longevità del vino sardo, ma anche la sua fine eleganza e, cosa rara, la sua capacità di trasmettere il territorio di Alghero. Il fatto è ancor più sorprendente se pensiamo che il vitigno, tipico nel Bordolese e a Bolgheri in Toscana, qui riesce a offrire tutte le più belle note mediterranee e di calore, senza mai perdere in beva e piacevolezza. Un grande orgoglio per una Sardegna che va ovunque nel mondo anche attraverso la storia di una bottiglia.

Giampaolo Del Rio

[Foto di copertina diRodrigo Gonzáles Cárdenas]

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