La Sardegna vince la ‘guerra del tonno’. Protesta dei siciliani: “Noi penalizzati”

Questa volta la Sardegna batte la Sicilia. È la ‘guerra del tonno‘, come da settimane è stata ribattezzata, scatenata dal decreto del ministero delle Politiche agricole, forestali e turismo (Mipaaft) che assegna i quantitativi individuali di cattura di tonno rosso tra gli impianti di tonnare fisse. Una battaglia anche politica (e in chiave leghista) giocata a Roma che ha favorito la Sardegna a scapito della Sicilia, che però non riesce a mandar giù lo smacco.

Il decreto, pubblicato nei giorni scorsi, assegna i quantitativi di tonno rosso che possono essere pescati e lavorati, a cinque tonnare divise tra le due isole maggiori: quattro in Sardegna – quelle dell’Isola Piana e di Cala Vinagra a Carloforte e di Porto Paglia e Capo Altano a Portoscuso – e una in Sicilia, a Favignana, nelle Egadi. In precedenza le tonnare attive e destinatarie delle quote erano solo tre e tutte in Sardegna, la novità di quest’anno era l’agognata rinascita delle due tonnare di Cala Vinagra, a Carloforte, e – una conquista per la Sicilia – quella di Favignana, per lunghi anni chiuse.

Le quote per l’Italia, per ciò che riguarda gli impianti di pesca fissi, ammontano a 357,41 tonnellate in totale. Il ministero, con il decreto firmato da Franco Manzato, sottosegretario del ministero guidato da Gian Marco Centinaio (entrambi della Lega) ha attribuito alle quattro tonnare sarde un totale di oltre 340 tonnellate, lasciandone solo 14,5 a Favignana. Nello specifico la ripartizione attribuisce 188,24 tonnellate per Isola Piana, 130,11 tonnellate a Capo Altano e 10,01 tonnellate a Porto Paglia. In totale la Sardegna ha ottenuto, dunque, 342,86 tonnellate pari a 328,36 tonnellate di quota fissa cui si sono aggiunte 14,5 tonnellate di quota incrementale (aggiuntiva). Perché alle due tonnare che riaprono i battenti nel 2019, Carloforte (Cala Vinagra) e Favignana, il ministero ha attribuito una quota aggiuntiva rispetto a quella concessa negli anni scorsi. I due impianti si devono così spartire a metà poco più di 29 tonnellate.

E se dalla Regione Sardegna arriva la soddisfazione del presidente Christian Solinas, dalla Sicilia, e in particolare da Favignana (dove alle ultime europee il partito di Salvini ha sbancato), gli animi si sono accesi. “Stagione di pesca salva per le tonnare della Sardegna che grazie all’attuazione del decreto Manzato ha consentito di rispettare le quote ‘storiche’ del 2018, scongiurando una penalizzazione per il comparto sardo”, ha dichiarato Solinas in una nota dove auspica “l’avvio di un percorso virtuoso e condiviso che porti alla realizzazione di una filiera italiana del tonno di qualità, dando così ulteriore sviluppo allo storico ed ecologico sistema di pesca”.

Delusi i siciliani, pronti alle barricate sia nel centrodestra che nelle opposizioni: a partire dal governatore Nello Musumeci che chiede un tavolo per risolvere la questione, cui partecipino anche i sardi. Duro anche Pietro Bartolo, appena eletto con il Pd al Parlamento di Strasburgo nella circoscrizione Isole, convinto che il decreto sulle quote tonno vada “ritirato e riformulato, non ci sono altre alternative. Oltre al danno, risulta insopportabile la beffa di un provvedimento ad orologeria, adottato subito dopo le elezioni”, ha dichiarato nei giorni scorsi. C’è poi il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagoto, preoccupato per la sostenibilità finanziaria dell’impianto su cui una storica azienda ha scommesso con un investimento di 700mila euro e la prospettiva di creare oltre 40 posti di lavoro, che ora sembra addirittura a rischio stop. “Hanno ridimensionato, se non quasi cancellato, la tonnara di Favignana e la possibilità di avere una sostenibilità finanziaria. Alla tonnara di Favignana hanno assegnato 14 tonnellate quando la sostenibilità finanziaria per una tonnara si aggira attorno alle 100 tonnellate. Oggi alla Sardegna complessivamente ne andranno più di 300. È chiaro che non ci hanno trattato allo stesso modo”, ha dichiarato due giorni fa alle agenzie di stampa.

A tentare di mettere un freno alle polemiche il firmatario del decreto, Franco Manzato: “Il principio che ho seguito è stato quello della legalità per dare alle tonnare nuove la possibilità di potersi sviluppare nel momento in cui sono capaci di pescare. A oggi Favignana e Cala Vinagra pescano meno della quota di tonno che gli è stata assegnata”. Il sottosegretario ha spiegato che “ogni anno vengono assegnate all’Italia e a tutti i Paesi che ne fanno richiesta una quota aggiuntiva di tonno rispetto allo storico. Quest’anno sono state assegnate 29 tonnellate. Io non le ho divise per le 5 tonnare fisse ma solitamente per due tonnare, quella di Favignana e quella di Cala Vinagra, che non avevano storicità ma avevano bisogno di crescere. Mentre le tonnare storiche sarde pescano 328 tonnellate, al 31 di maggio Favignana ha pescato 2 tonnellate, Cala Vinagra 3 tonnellate. Se io avessi dovuto seguire il principio di storicità il prossimo anno avrei dovuto assegnate a Favignana e Cala Vinagra rispettivamente due e tre tonnellate”, ha sottolineato Manzato.

Marzia Piga

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