Negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti 3.200 imprese artigiane con la perdita di oltre 6mila occupati. Nel solo 2012 il saldo negativo delle imprese è stato di circa 2.000 aziende, 1.045 nell’artigianato, 652 nel commercio e 274 negli alloggi e ristorazione.
Crollano di conseguenza i consumi che segnano un -13,3% (-3.500 euro l’anno), più del doppio rispetto al resto della Penisola, e la disoccupazione sale al 13,5% mentre la pubblica amministrazione, anziché agevolare le imprese, rappresenta un ulteriore “macigno”.
Una situazione drammatica delle piccole imprese – con meno di 20 addetti, che nell’Isola rappresentano il 98,5% del totale e impegnano 275.000 addetti (il 73,5% degli occupati del settore privato) – fotografata questa mattina da Rete imprese Italia (Cna Sardegna, Confartigianato Imprese Sardegna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), in occasione della mobilitazione organizzata in tutto il territorio nazionale.
Le associazioni hanno chiesto alla politica regionale “uno scatto di orgoglio e serietà” per eliminare le inefficienza e supportare le imprese, “perché senza queste non c’é lavoro”. Ma non solo uno scatto di orgoglio: c’è anche chi chiede le dimissioni dell’intera Giunta regionale.
“L’attenzione per il mondo delle pmi si può misurare con la dotazione finanziaria per la Manovra 2013 dell’assessorato turismo commercio e artigianato: 80 milioni di euro – ha detto il presidente di Confcommercio, Agostino Cicalò -. Spendiamo 3,7 miliardi per la sanità ed è giusto perché si tratta di salute, ma forse efficientando le spese si potrebbero riuscire a recuperare forse 100 milioni di euro”.
“Un anno fa abbiamo messo per iscritto alcuni impegni a Vallermosa con il presidente Cappellacci ma non ne è stato rispettato uno – dice Bruno Marras di Cna -. L’amministrazione regionale non è all’altezza della situazione e deve andare a casa, perché abbiamo bisogno di amministratori seri e non possiamo permettere che la macchina pubblica della nostra Regione venga condotta da chi non ha la patente”.
Secondo Marco Sulis di Confesercenti “l’augurio è che il prossimo governo renda più fruibile il costo del lavoro”, mentre Luca Murgianu di Confartigianato spiega che “ci troviamo davanti a circolo vizioso: meno reddito, meno consumi, meno popolazione che portano più fallimenti e più disoccupazione. In questo modo stiamo impoverendo il Paese e la Sardegna è il fanalino di coda con responsabilità che sono di tutti, della politica, delle imprese e dei sindacati dei lavoratori”