La giornata mondiale Onu delle api: nell’Isola 65mila alveari e miele al top

“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Se anche Albert Einstein fosse stato pessimista nelle sue previsioni, di certo la situazione non è felice. Oggi, nella giornata mondiale delle api, istituita lo scorso anno dalle Nazioni Unite, i dati della Fao e della stessa Onu sono allarmanti: circa il 75 per cento delle coltivazioni alimentari dipende dall’impollinazione animale e oggi le colonie di api sono soggette a livelli di estinzione che sono da 100 a 1000 volte più elevati del normale. Causa di tutto l’uomo e l’abuso di pesticidi in agricoltura. L’obiettivo dell’iniziativa internazionale è difendere gli impollinatori e assicurare maggiore eco e visibilità alle minacce che colpiscono le api, gli altri insetti impollinatori, le piante e la biodiversità.

In Sardegna il settore apistico, secondo i dati della Banca dati apistica, cui si devono registrare gli operatori, conta 1.591 apicoltori, 64.353 alveari (circa 20mila in più rispetto al 2017 tra quelli destinati al commercio e quelli per l’autoproduzione) e 3.241 apiari (i luoghi dove vengono collocate le arnie). Nell’Isola, oltre alla siccità e ai cambiamenti climatici, a mettere a rischio le produzioni è la varroa destructor, un acaro arrivato in Italia nel 1981 e in Sardegna nel 1983. Una vera catastrofe per il settore, l’acaro si attacca al corpo dell’ape e la indebolisce succhiandone l’emolinfa propagando una serie di virus. Una grande infestazione di acari porta alla morte della colonia, di solito tra la fine di autunno e l’inizio della primavera. L’acaro varroa è il parassita con il più pronunciato impatto economico nell’industria dell’apicoltura.

“È ormai da trent’anni una condizione endemica – spiega Luigi Manias, tecnico dell’associazione Apiaresos che raccoglie la maggior parte degli apicoltori sardi -, ci dobbiamo convivere, a ciò si aggiungono i mutamenti climatici, con la drastica riduzione della piovosità che ha comportato un calo delle produzioni. Per non parlare poi dei pesticidi, anche se nell’Isola la questione non ha impatti drammatici come in altre zone”.

L’Isola, quanto alle produzioni di miele, ha una tradizione antichissima e tre prodotti di eccellenza, riconosciuti anche a livello internazionale. Sono i mieli di asfodelo, cardo e corbezzolo, le punte di diamante che di recente sono stati definiti, grazie alle ricerche, di molto superiori al costoso e quasi ‘miracoloso’ – per le sue proprietà antinfiammatorie e antitumorali – miele di manuka, prodotto in Nuova Zelanda. In un recente studio, condotto dai ricercatori della facoltà di Medicina delle Università di Ancona e Sassari sono stati valutati gli effetti del miele amaro di corbezzolo sulle patologie tumorali e in particolare il cancro colonrettale. Dalle analisi è emerso che, il miele di corbezzolo di Berchidda, è il più ricco di polifenoli e flavonoidi. Il miele di Manuka, invece, è al secondo posto, mentre i campioni prelevati da altre località sarde sono al terzo posto (Monti), al quarto (Luras), al quinto (Sadali) e al sesto (Olbia). Nell’Isola sono un’eccellenza anche le produzioni alternative al miele, come la propoli (tra le più pregiate per presenza flavonoidi) e il polline deumidificato.

Per Manias, che svolge la sua attività di apicoltore mantenendosi fedele a una tradizione di famiglia cominciata con il suo avo Licu Olla, capostipite di una dinastia di ‘abieros’ che introdusse a inizio ‘900 l’arnia a favo mobile in Sardegna, “è fondamentale il mantenimento della biodiversità, e l’ape resta il paladino resistenziale dell’attività pronuba e di impollinazione che la tutela”. Per questo gli apicoltori, oltre a una funzione produttiva, svolgono un’essenziale ruolo di garanti della biodiversità. Per questo andrebbe incoraggiata la rinascita e diffusione di sottospecie locali autoctone, ora confinate solo in alcune zone. Altro suggerimento e invito è rivolto ai consumatori: comprare il miele direttamente dai produttori per incoraggiare lo sviluppo del mercato ed evitare le contraffazioni.

Marzia Piga

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