Il più importante effetto della valorizzazione culturale ed economica del patrimonio nuragico è il riposizionamento della Sardegna nel mercato con lo sviluppo di una destinazione turistica poli-prodotto, non più solo mare ma anche nuraghi insomma, con ricadute per l’economia dell’Isola. Con il riconoscimento Unesco promosso dall’associazione “La Sardegna verso l’Unesco” l’Isola potrebbe accrescere la propria notorietà anche per le sue risorse archeologiche e culturali identificandosi nell’immaginario collettivo mondiale come un territorio nel quale alle risorse ambientali si affiancano risorse culturali di enorme pregio e uniche al mondo.
È quanto emerge dall’analisi del Crenos sviluppata nel volume “Patrimonio nuragico e sviluppo della Sardegna: cultura, identità e turismo”, scritto da Raffaele Paci e Andrea Zara e pubblicato dalla casa editrice Arkadia, che presenta i principali risultati dell’attività di ricerca e analisi svolta tra il 2021 e il 2023 nel contesto della predisposizione del dossier richiesto per il riconoscimento della civiltà nuragica nel patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. L’eventuale inserimento nella lista dei beni patrimonio dell’umanità rappresenta un’occasione per certificare a livello globale il valore e l’unicità dei monumenti della civiltà nuragica. Una certificazione che non riguarderebbe i soli 32 monumenti candidati – uno è Barumini che ha già il riconoscimento dal 1997 – ma l’intera civiltà nuragica.
Gli autori dello studio, così come tutti coloro impegnati nel progetto, sono convinti che la candidatura non debba riguardare solo i territori dei 32 siti candidati, ma debba essere analizzata e valutata un più ampio contesto di sviluppo economico dell’intera regione e incardinata nel solco dell’attuale e futura programmazione economica relativa alla valorizzazione economica del patrimonio archeologico e culturale. Secondo questa prospettiva bisogna rafforzare le strategie regionali di programmazione economica e coordinare quelle di sviluppo locale, quali la programmazione territoriale che ad oggi, nei soli territori interessati, ha impegnato 21 milioni di euro per finanziare 70 interventi di riqualificazione e valorizzazione delle strutture connesse alle emergenze archeologiche. È necessario quindi incorporare la valorizzazione dei monumenti candidati in un processo di sviluppo dell’intero territorio regionale che, secondo una visione sistemica e unitaria, integri l’archeologia con l’ambiente, il paesaggio, le tradizioni e l’identità storica e culturale dell’Isola finalizzato alla creazione intorno alla risorsa millenaria di un prodotto turistico di matrice culturale.
Nella sua presentazione, il presidente dell’associazione Pierpaolo Vargiu ha sottolineato l’importanza della massima collaborazione, come del resto registrata in questi anni, per valorizzare il grande patrimonio nuragico. Al dibattito che ne è seguito, hanno preso parte Ilaria Portas, assessora alla Cultura, Francesco Pigliaru, dell’Università di Cagliari e Crenos e già presidente della Regione, Gianfranca Salis, della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Daniela Falconi, presidente dell’Anci Sardegna e Giuseppe Meloni, vicepresidente della Giunta regionale e assessore alla Programmazione.
Nel corso del suo intervento, l’assessora Portas ha sottolineato come “Il progetto rappresenta il valore dell’unità, portando un messaggio di comune interesse di tutta la Sardegna. La valorizzazione dei beni culturali necessità di risorse e in tanti anni, dal 2017 in poi, si è lavorato molto per dare conoscenza e migliorare la fruizione con nuove tecnologie oltre che realizzare progetti di approfondimento della storia nuragica e della Sardegna nelle scuole. Un lavoro come questo è molto importante ed è solo l’inizio perché il nostro passato deve essere conservato, tramandato alle generazioni”. Il vicepresidente Meloni, infine, ha sottolineato come “il progetto sia strategico e ci potrà permettere di raggiungere il riconoscimento dell’Unesco. Con questo studio – ha rimarcato – abbiamo un ulteriore leva di sviluppo per la valorizzazione della Sardegna che, grazie a progetti strategici possibilmente di lungo periodo, come la Programmazione territoriale, possono veramente porre basi concrete di cultura, identità e turismo, con un lavoro di collaborazione tra istituzioni, in particolare i Comuni, e i privati. “Dobbiamo pensare sicuramente ad una rete che lavori costantemente, – ha concluso Meloni – perché il riconoscimento Unesco è solo il punto di partenza. Non ci devono essere su questo parti politiche, perché siamo e saremo tutti dalla stessa parte, dalla nostra parte, quella della Sardegna”.