Infortuni in mare, Agripesca: “Serve un tavolo nazionale per proteggere il settore”

In Italia, in un territorio caratterizzato da oltre 8.300 chilometri di costa, dei quali circa 1.900 in Sardegna, la pesca rappresenta una delle principali fonti di sostentamento delle popolazioni costiere e assicura una buona fetta del Pil nazionale. Nel comparto, che conta oltre 20.000 addetti totali, il tasso infortunistico è, però, significativamente elevato. Questo settore, infatti, pur essendo caratterizzato da rischi per la salute e per la sicurezza particolarmente elevati, sconta una fortissima sotto denuncia dei danni da lavoro, determinata dal fatto che, in genere, i contratti utilizzati e le normative vigenti disincentivano fortemente l’emersione di questi eventi.

Le tematiche sono state al centro del convegno promosso stasera, a Cagliari, al Caesar’s hotel, da Agripesca, la Federazione nazionale delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura. L’incontro è stato un’occasione per inquadrare le criticità del settore, le buone esperienze maturate nelle varie Regioni italiane e le possibili soluzioni tecniche e normative da proporre alla classe politica, anche alla luce del decreto legislativo numero 271 del 1999, incentrato sull’adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali.

Nel corso dei vari interventi c’è stato spazio anche per la presentazione di uno studio sul decreto numero 60 del 2022, la cosiddetta legge ‘Salvamare‘, che contiene una serie di indicazioni che riguardano il risanamento dell’economia dell’ecosistema marino, la promozione dell’economia circolare, la sensibilizzazione della collettività per la diffusione di modelli comportamentali virtuosi, volti alla prevenzione dell’abbandono dei rifiuti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune e la corretta gestione dei rifiuti.

All’iniziativa, finanziata nell’ambito del Programma nazionale triennale della Pesca e dell’Acquacoltura – annualità 2023, del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha partecipato, tra gli altri, anche Mario Serpillo, presidente nazionale dell’Uci, Unione coltivatori italiani, e di Agripesca, Federazione delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura Confcommercio imprese per l’Italia.

“Agripesca nazionale”, ha evidenziato Serpillo, “sta facendo uno sforzo importante non solo per la ricognizione delle criticità e dei problemi del comparto, ma soprattutto sui rischi che la categoria sta fronteggiando nello sviluppo dell’attività. Lanciamo un appello alle istituzioni e le sollecitiamo ad aprire dei tavoli specialistici sulle diverse problematiche che, oggi più che mai, incrociano il settore produttivo della pesca”.Il presidente nazionale dell’Uci e di Agripesca, ha sottolineato che “l’età media degli operatori è sempre più alta e, quindi, ci troviamo in seria difficoltà. Il nostro comparto non ha degli aiuti e dei finanziamenti adeguati nel campo della formazione, della sicurezza dell’ambiente di lavoro e neppure per provare a supportare i giovani, per stimolarli e incoraggiarli ad intraprendere questo lavoro”.

Serpillo ha ricordato, inoltre, le difficoltà che il settore sta affrontando “legate all’esponenziale incremento dei costi dell’energia per l’imbarcazioni, che ha superato ormai ogni previsione, ma anche connesse all’invasione del granchio blu e di altre specie all’alloctone, che stanno alterando gli equilibri dell’ambiente marino e che vedono solo i pescatori fronteggiare questa situazione”. Il presidente nazionale dell’Uci e di Agripesca, è convinto che, nonostante le numerose difficoltà, possano comunque esserci “delle opportunità importanti, legate alla diversificazione dell’attività della pesca, all’acquacoltura, all’ittiturismo e alle attività sportive, che potrebbero stimolare e rilanciare il settore in termini di sostenibilità anche ambientale”. 

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