Industria, rapporto Confapi: “Troppa burocrazia, crescita imprese ostacolata”

Scarsa propensione a fare rete e all’esportazione, troppa burocrazia, difficoltà di accesso al credito: sono le criticità delle imprese sarde che emergono dall’indagine effettuata da Confapi Sardegna su un campione di imprese associate (207 delle 752). Per il 63% delle imprese l’unico mercato di riferimento è la Sardegna, il 36% si rivolge anche al resto d’Italia e all’estero, l’1% guarda solo oltre. Quanto all’adesione a reti di impresa: il 54% non aderisce proprio. Il profilo dell’impresa tipo associata a Confapi ha in media 14,7 addetti, di cui circa tre soci/dirigenti.

Il fatturato per il 24% delle aziende si attesta fra i 250 e i 500mila euro, per il 21% rispettivamente sotto i 250mila e tra i 500mila e il milione di euro, solo il 6% supera i cinque milioni. A dimostrazione della poca fiducia nel futuro, il 58% non ha richiesto finanziamenti bancari nell’anno in corso. Il quadro negativo si chiude con il dato sulla percezione degli ostacoli burocratici.

Il 43% delle aziende imputa agli eccessivi adempimenti burocratici le difficoltà allo sviluppo competitivo, il 24% ai ritardi dei pagamenti dei crediti e il 18% ai tempi troppo lunghi di risposta alle istanze presentate. In generale il giudizio sulle misure di politica economica della Regione è negativo. Fra i punti di forza: il 54% delle aziende percepisce come principale elemento positivo l’organizzazione flessibile e la capacità di adattarsi al contesto. “C’è da riscoprire il ruolo dell’associazione – ha detto il presidente di Confapi, Mirko Murgia – nascere piccoli e rimanere isolati conduce quasi sempre a un frustrante futuro. Questo è il nostro ruolo: stimolare e accompagnare le imprese verso i vantaggi dell’aggregazione”. Le condizioni ci sono: “il futuro prossimo apra dei nuovi mercati in Sardegna: in primo luogo l’innovazione tecnologica, grazie alle misure Industria 4.0, che porteranno con sé non solo il settore produttivo, ma anche l’Ict e il mondo delle start up innovative in genere”. Per il direttore generale, Silvana Manuritta, “dobbiamo muoverci in due direzioni: Superare i limiti delle piccole dimensioni e mediare con le pubbliche amministrazioni”.

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