Imprese artigiane, 651 nuove attività. La Cna: “Qui meglio che nel resto d’Italia”

Terzo trimestre 2015 con il segno positivo per le imprese sarde: 1.876 nuove aziende a fronte di 1.225 cessazioni. Il saldo è positivo: +651 aziende. Il tasso di crescita (0,39%) è addirittura superiore alla media italiana (0,33%): nella Penisola sono state registrate oltre 20mila aziende in più rispetto all’anno precedente.

Risultato? La Sardegna si rivela una delle nove regioni italiane in cui il saldo tra le nuove imprese e le cessazioni è maggiormente positivo. Sono alcuni dei dati diffusi dalla Cna che ha analizzato i dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel terzo trimestre 2015 resi noti da Movimprese – la rilevazione condotta sui registri delle imprese delle Camere di commercio italiane da Unioncamere-InfoCamere.

Nell’isola sono calati i fallimenti (-30,6%) ma aumentati i concordati preventivi (+75%). Segnali ancora negativi per il settore artigiano: perse 85 imprese in tre mesi con la Sardegna che registra un tasso di crescita di -0,23% (la media italiana è dello 0,13%). I dati provinciali estratti dallo studio dicono che Sassari è la provincia con il tasso di maggiore crescita, 673 nuove iscrizioni e 348 cessazioni (0,51%), seguita da Cagliari con 820 nuove iscrizioni e 544 cessazioni (0,40%). Fanalino di coda Oristano con 118 nuove iscrizioni e 105 cessazioni (0,09%). Quanto alle imprese artigiane la peggior performance è registrata a Cagliari con 125 nuove iscrizioni e ben 176 cessazioni (-036%). Limitano leggermente i danni le province di Nuoro e Oristano che registrano rispettivamente
-0,01% e -0,06%.

“La Sardegna è tra le 9 regioni italiane che tra luglio e settembre sono cresciute più della media nazionale – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale Cna – crescita che non riguarda il comparto artigiano la cui situazione risulta essere ancora critica e su cui pesano maggiormente i più elevati costi di accesso al credito, il peso della burocrazia e l’elevata pressione fiscale”.

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