Il lavoro nell’Isola tra precarietà e incertezza, soprattutto per le donne. Cgil, Cisl e Uil propongono un patto per l’occupazione

di Umberto Zedda

In Sardegna il lavoro continua a essere sinonimo di instabilità e incertezza, soprattutto per le donne. Tra contratti precari, bassi salari e scarse prospettive di crescita, il mercato del lavoro resta ostile per molte categorie, in particolare nelle province più svantaggiate. Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato l’allarme presentando i dati aggiornati sull’occupazione e avanzando la proposta di un “patto per il lavoro e la sostenibilità”.

I numeri raccontano una realtà difficile: nella Città metropolitana di Cagliari, il tasso di occupazione è al 61,7%, con una crescita del 3,4% rispetto al 2023. Ma nella provincia del Sud Sardegna il dato scende drasticamente al 52,5%, ben al di sotto della media regionale.

A soffrire maggiormente la precarietà sono le donne. Nei primi sei mesi del 2024, solo il 6,22% dei contratti femminili nel Sud Sardegna è stato a tempo indeterminato, un dato che scende drasticamente rispetto al già basso 10,3% registrato tra gli uomini. “Molte donne – spiega Simona Fanzecco, segretaria Cgil – si trovano senza un’indipendenza economica e questo le rende ancora più vulnerabili, anche in situazioni di violenza domestica”.

Ma la crisi colpisce anche i giovani: chi investe nella propria formazione si scontra con un mercato che offre poche opportunità, costringendo molti a lasciare la Sardegna e, spesso, l’Italia. “Senza interventi seri, continueremo a perdere le nostre migliori risorse”, avvertono i sindacati.

Alla precarietà si aggiunge anche il rischio sul posto di lavoro: tra gennaio e novembre 2024, in Sardegna sono state registrate 11.251 denunce di infortunio, un dato in crescita rispetto all’anno precedente.

Dal punto di vista economico, il quadro resta complesso. Nella Città Metropolitana di Cagliari, il reddito medio pro capite è di 21.789 euro, superiore alla media regionale (17.960 euro), ma comunque inferiore rispetto a quella nazionale. La retribuzione media annua di un lavoratore dipendente è di 18.396,9 euro, ancora lontana dai 22.808,1 euro della media italiana.

E i pensionati non sono esenti dalle difficoltà: sebbene l’importo medio delle pensioni a Cagliari sia di 21.631,3 euro, sopra la media regionale, la percentuale di chi riceve meno di 500 euro al mese è più alta rispetto al resto d’Italia.

Di fronte a questa situazione, Cgil, Cisl e Uil chiedono un intervento immediato. “Vogliamo un coinvolgimento attivo di istituzioni e parti datoriali”, ribadisce Fanzecco. Giuseppe Atzori, segretario della Cisl, insiste sulla necessità di un’azione concreta: “Dobbiamo costruire un contratto che porti a misure reali per migliorare il mercato del lavoro”.

Per Alessandro Lai della Uil, il problema non riguarda solo il Sud Sardegna ma anche territori come il Sulcis, dove la situazione è ancora più critica. “Dobbiamo muoverci per sbloccare un mercato che rischia di restare fermo per anni”. I sindacati puntano su un patto per il lavoro che garantisca più stabilità, sicurezza e salari adeguati, prima che la precarietà diventi l’unica prospettiva possibile per migliaia di lavoratori sardi.

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