di Aurora Vinci
Carne, latte, formaggio, frutta e verdura. E poi ancora carburante, luce e acqua. A Cagliari, i prezzi dei beni di prima necessità continuano a variare, con significative differenze a seconda del prodotto, della stagionalità e dei costi di produzione. Mentre alcuni settori mantengono un andamento stabile, altri registrano aumenti importanti che pesano sul bilancio familiare. In questo contesto, fare la spesa quotidiana diventa sempre più una questione di scelte ponderate, con i consumatori costretti a fare i conti con l’instabilità dei prezzi.
Nel settore della carne, dei formaggi e dei latticini, i prezzi hanno subito un incremento considerevole. I costi delle materie prime e della produzione continuano a salire, riflettendosi direttamente sui prezzi al dettaglio. “Il formaggio, in pochi mesi, è aumentato fino a tre volte tanto – ha dichiarato Franca Pilia, commerciante -. Il dolce sardo, ormai, costa quanto il pecorino nuovo. I clienti non capiscono perché, rispetto ai supermercati, i prezzi sono più alti, ma qui vendiamo carni nazionali e regionali, non importate”.
“Inoltre – ha continuato Pilia – quando le spese di gestione, come la luce, salgono, siamo costretti ad alzare i prezzi. A volte restiamo al freddo senza accendere il riscaldamento, perché le bollette superano i 500 euro e non ce lo possiamo permettere”.
Patrizia, anche lei commerciante, non nasconde le difficoltà legate agli aumenti: “Il latte per i formaggi costa di più, e le spese per mantenere la carne fresca sono aumentate con le bollette alle stelle. Facciamo il possibile per mantenere la qualità, ma ogni giorno diventa una sfida”.
Mentre per quanto riguarda la frutta e la verdura, la situazione si presenta meno critica, ma altrettanto variabile. I prezzi tendono a essere stabili, ma fluttuano in base alla disponibilità della materia prima: più prodotto c’è sul mercato, più i prezzi scendono; al contrario, una scarsa produzione li fa lievitare. “I prezzi di frutta e verdura dipendono molto dal clima – ha detto Marco, commerciante ortofrutticolo -. In generale, molti prodotti sono rimasti invariati: l’insalata, gli agrumi, i peperoni e la frutta di stagione non hanno subito grandi rialzi. Le arance sono a 2 euro al chilo e i clementini a 2,50”.
Tuttavia, alcune coltivazioni che richiedono più energia per essere prodotte registrano degli aumenti: “I fagiolini sono a 3,50 al chilo, perché per produrli bisogna riscaldare le serre – ha evidenziato Marco -. Lo stesso vale per le melanzane, soprattutto in inverno, quando i costi energetici sono più alti”.
Anche Giovanni, esercente del mercato, ha raccontato una realtà simile: “I prezzi cambiano spesso, influenzati dalla disponibilità del prodotto e dalla qualità dei prodotti – ha evidenziato -. La frutta e la verdura di stagione rimangono più convenienti, ma per articoli come le zucchine, coltivate in serre riscaldate, i costi sono inevitabilmente più alti”.