di Andrea Deidda
I sindaci si ribellano alla chiusura delle filiali del Banco di Sardegna e sono pronti a scendere in piazza. I primi cittadini di diciassette paesi in cui la banca ha deciso di eliminare la presenza sul territorio chiedono un intervento del Consiglio regionale e chiamano in causa sia i vertici dell’istituto che la Fondazione di Sardegna secondo azionista del gruppo dopo Bper.
La protesta dei Comuni è messa nero su bianco in un documento firmato al termine di una riunione con i sindacati che per primi avevano lanciato l’allarme. A preoccupare è il contesto in cui avviene il piano di razionalizzazione, già alcuni anni fa infatti come sottolineano i sindaci vennero chiusi cinquanta sportelli: “Fu un colpo tremendo ad altrettante piccole comunità in cui lo sportello di una banca è un centro che fornisce preziosi servizi che aiutano a limitare lo spopolamento o gli inutili spostamenti. Una scelta in controtendenza rispetto al fatto che oramai da anni le istituzioni nazionali e regionali hanno avviato importanti politiche di rigenerazione urbana e sociale dei piccoli centri, investendo cospicue risorse per attrarre nuovi residenti e creare imprese”.
A preoccupare è anche il silenzio della Fondaziona di Sardegna: “Sarebbe legittimo attendersi una presa di posizione del secondo azionista del Gruppo Bper in difesa dell’isola. Abbiamo difficoltà ad accettare l’ineluttabilità di certe decisioni senza aver sentito levarsi una parola da parte dei dirigenti della Fondazione. Il Banco di Sardegna è nato con i soldi dei sardi ed ora che tutte le quote della proprietà sono state cedute e scambiate con altre del Gruppo Bper, resta il fatto che tutto origina dai soldi dei cittadini dell’isola il cui benessere dovrebbe essere posto prima di qualsiasi mero calcolo di piccoli o grandi vantaggi finanziari”.
Gli amministratori locali di Nughedu San Nicolò, Anela, Mara, Bultei, Cargeghe, Oniferi, Abbasanta, Tramatza, Nurachi, Ruinas, Sini, Putifigari, Silius, Turri, Siddi, Gesico e Guamaggiore, chiamano a raccolta i colleghi degli altri paesi: “Questa è solamente la prima razionalizzazione di un programma di chiusure molto più ampio” avvertono.
E mettono sul tavolo una prima serie di iniziative. Su tutte chiedono al Consiglio Regionale di approvare un ordine del giorno per chiedere al governatore Solinas un confronto tra Banco di Sardegna, sindacati, Anci e Fondazione di Sardegna per programmare politiche che sostengano il credito nelle piccole comunità e per impedire il ridimensionamento dei servizi nelle realtà rurali della Sardegna”. All’orizzonte anche una manifestazione in piazza.