“Sardinian sounding“. Sembra una roba sarda – precisamente un olio d’oliva – ma non lo è”. Eppure sul mercato viene scambiato per un prodotto dell’Isola. L’allarme è stato lanciato dai produttori che coltivano qui la materia prima e si sono ritrovati oggi in una tavola rotonda organizzata dalle associazioni dei consumatori aderenti al progetto ‘Io consumatore Sardegna’.
I numeri dell’olio veramente sardo sono questi: 40.000 ettari di territorio occupati dagli uliveti e dai qualiderivano circa 500.000 quintali di olive, trasformate in 90mila quintali dii olio ogni anno (1,5% della produzione nazionale). I frantoi convolti sono circa 160 frantoi per un fatturato annuo di circa 250 milioni annui.
Obiettivo dell’incontro è stato quello di “tenere alta l’attenzione su un fenomeno che dagli addetti ai lavori è
considerato anche forse più insidioso della contraffazione: con il Sardinian sounding – spiegano le associazioni – si richiama l’Isola. Ma si convince il consumatore di avere a che fare con un prodotto genuinamente sardo, ma che in realtà di isolano ha poco e niente. Le materie prime – continuano le associazioni – non sono sarde, il prezzo cala, come la qualità. E il danno si riverbera sui produttori locali.