La multinazionale Glencore ha annunciato l’anticipazione della chiusura della linea di produzione dello zinco nello stabilimento di Portovesme al 23 dicembre, una settimana prima rispetto alla data precedentemente concordata con il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), la Regione e le parti sociali. Questo atto unilaterale ha scatenato forti reazioni da parte dei sindacati e delle istituzioni, preoccupati per l’impatto economico e occupazionale su circa 1.200 lavoratori, tra diretti e indiretti, e per il rischio di compromettere il futuro industriale del Sulcis Iglesiente. Il ministero ha definito la decisione della multinazionale “inaccettabile nel merito, perché contraddice clamorosamente quanto affermato dall’azienda al tavolo del Mimit”, e “scorretta e provocatoria nel metodo, perché avviene proprio mentre una delegazione tecnica del ministero sta visitando il sito industriale per valutarne le potenzialità come concordato in quella sede”. Il ministero, su indicazione del ministro Adolfo Urso e della sottosegretaria Fausta Bergamotto, ha inoltre sottolineato che “ne trarremo immediate conseguenze”. Il Governo, ha concluso la nota ufficiale, ribadisce l’importanza strategica delle produzioni legate allo zinco per l’industria italiana e si impegna a garantire il futuro dello stabilimento, salvaguardando i posti di lavoro e creando le condizioni per l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali.
Intanto Alessandra Todde ha sentito telefonicamente il ministro per un primo confronto. “Questa è una notizia comunicata questa mattina ai rappresentanti sindacali senza neppure attendere l’incontro con i tecnici del ministero programmato in data odierna nello stabilimento. Un fatto gravissimo, che mette in luce la totale mancanza di rispetto nei confronti del Governo, della Regione, delle organizzazioni sindacali e soprattutto dei lavoratori. Non possiamo tollerare questa ennesima mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori e di tutte le Istituzioni. Reagiremo”.
Secondo il segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda, “questa decisione unilaterale compromette gravemente le possibilità di accesso agli impianti da parte di potenziali investitori interessati all’acquisizione e al rilancio delle attività produttive, mina profondamente il rapporto di fiducia tra le parti coinvolte e mette ulteriormente a rischio la già fragile pace sociale nel territorio del Sulcis Iglesiente, con pesanti ripercussioni economiche e occupazionali per circa 1.200 lavoratori, tra diretti e indiretti”.
Ledda ha inoltre sottolineato la necessità di un’azione immediata da parte delle istituzioni: “Questa scelta arbitraria da parte di Glencore rappresenta un colpo inaccettabile per il Sulcis e per l’intera regione. Il Governo e la Regione devono intervenire immediatamente per richiamare l’azienda agli impegni presi. Non possiamo permettere che venga calpestata la dignità dei lavoratori e che venga compromesso il futuro industriale di un intero territorio. La Cisl nazionale, insieme alla Cisl sarda e alle strutture territoriali, chiede un intervento urgente del Governo affinché Glencore venga ricondotta al rispetto degli accordi presi, creando le condizioni necessarie per favorire l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali e rilanciare le produzioni dello stabilimento di Portovesme”.
Fausto Durante, segretario della Cgil Sardegna, ha espresso una dura condanna nei confronti della multinazionale: “Lo schiaffo della Glencore ai lavoratori, alla Regione e al Governo non può restare impunito. Dalla forza della risposta che arriverà dalle istituzioni si misurerà la loro coerenza rispetto agli impegni presi anche nell’ultimo incontro a Roma e in vista del sopralluogo dei tecnici ministeriali oggi nello stabilimento”. Durante ha inoltre criticato la tempistica della comunicazione: “La multinazionale, prima ancora della visita tecnica programmata per capire come rilanciare lo stabilimento, in spregio a un intero territorio, a una regione e al paese nei quali ha fatto profitti per decenni, ne certifica la fine, pensando di potersene andare lasciando macerie e senza pagare pegno. Così facendo, Glencore dimostra la totale assenza di senso di responsabilità sociale”.
Durante ha poi richiamato le istituzioni a intervenire con decisione contro Glencore: “Le istituzioni a ogni livello, il Governo nazionale prima di tutto, hanno gli strumenti per sanzionare severamente la multinazionale e non possono più rimandare l’esercizio di un ruolo forte che fino a qui non è stato evidentemente esercitato fino in fondo. Occorre dimostrare con i fatti alla Glencore che quelle produzioni strategiche possono sopravvivere con un nuovo investitore e che, in ogni caso, la multinazionale deve saldare ogni ipotetico ed eventuale debito, di qualsiasi natura, abbia sul territorio, e che, in assenza di queste condizioni, non c’è alcuna disponibilità a discutere di altri progetti”.