“Sì, all’ordine del giorno c’è una riflessione sulla diminuzione delle quote della Fondazione nel Banco di Sardegna”. Lo ha detto oggi, durante una conferenza stampa, il presidente Antonello Cabras. La decisione è legata all’emanazione, da parte del ministero dell’Economia in accordo con l’associazione che riunisce le fondazioni bancarie, di un codice di comportamento che “suggerisce alle Fondazioni, ma non lo impone – ha precisato Cabras – di evitare investimenti superiori al 30% del proprio patrimonio nel medesimo asset. In relazione al Banco, la nostra quota capitale oscilla tra il 34 e il 37%, quindi dovremo rivederla. Di certo però, non si tratta di un’operazione che sarà realizzata dall’oggi al domani, ma è comunque all’ordine del giorno”.
Per semplificare: la Fondazione detiene il 49% della proprietà del Banco di Sardegna, pari a circa 360 milioni di euro. Le quote restanti, come è noto, appartengono alla Bper, la Banca popolare dell’Emilia Romagna. Ora, posto che il capitale della Fondazione viaggia intorno al miliardo di euro, i 360 milioni di euro rappresentano grosso modo il 36% della quota capitale della Fondazione. E questo, secondo gli indirizzi del ministero, non è auspicabile.
“Ripeto, non si parla di obblighi – ha rimarcato Cabras – ma è chiaro che ne dovremo tener conto. Siamo comunque prudenti, visto che chi vende in fretta non vende mai bene. Faremo le nostre considerazioni, verificheremo gli scenari e agiremo di conseguenza”.
Gli scenari potrebbero essere in linea di massima tre. I primi due li ha spiegati in un colpo solo il presidente Cabras. “È noto che, come prevedono i Patti, per ritoccare la nostra quota al ribasso dovremo consultare in primis la Bper”. Questo in funzione del diritto di prelazione sull’eventuale vendita delle quote del Banco da parte della Fondazione. Ma qui le possibilità sono due. La Bper potrebbe acquisire esclusivamente la percentuale ‘in eccesso’ rispetto al 30% suggerito dal ministero – quindi dal 5 all’8%. Oppure eserciterebbe l’intero diritto di prelazione stabilito dai Patti, acquisendo quindi il 29% delle quote azionarie (sul totale del 49%) della Fondazione. Quest’ultima ipotesi sembra però la meno probabile. Infine, il terzo scenario. “Una volta interpellata la Bper, se l’istituto non fosse interessato a rilevare le quote, ricorreremo al mercato”, ha spiegato Antonello Cabras.
Nel codice di comportamento c’è infine un secondo indirizzo che interessa la Fondazione, laddove si raccomanda di non detenere, per oltre il 50% del capitale, “quote illiquide, e scusate il brutto termine – ha detto Cabras – ovvero non immediatamente liquidabili. È il caso delle azioni del Banco ed è il caso, ad esempio, anche delle azioni della Cassa depositi e prestiti. E questo è un altro aspetto di cui dovremo tener conto”.
Pablo Sole