Fase 3, la proposta di Confartigianato: “Le botteghe come traino per il turismo”

L’emergenza covid non risparmia i settori che ruotano intorno al mondo delle vacanze che danno lavoro in Sardegna ad oltre 30mila persone: dai servizi turistici e ricettivi alla ristorazione, dalle manutenzioni di alberghi e case private al benessere, dall’agroalimentare ai trasporti, dalle attività culturali, ricreative e di intrattenimento all’artigianato artistico, abbigliamento e calzature. Più di una impresa su 5, delle 35mila realtà artigiane dell’Isola, è legata, direttamente o con l’indotto, al turismo, alle vacanze e allo svago, soddisfando le richieste dei 3,2 milioni di arrivi e dei 15 milioni di presenze registrati fino allo scorso anno. “Le piccole e medie realtà cominciano a subire gli effetti economici della paura da coronavirus, con la conseguente contrazione del giro d’affari, e sono fortemente preoccupate per le conseguenze dell’onda lunga che il virus potrà avere sull’economia regionale – spiegano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna -. Da ogni parte dell’Isola continuiamo a ricevere quotidiane segnalazioni di rallentamenti o assenza di ordinativi, o della mancanza di clienti, soprattutto da quelle attività che lavoravano in simbiosi con alberghi e strutture turistiche”.

Per l’organizzazione di categoria una soluzione adeguata potrebbe essere rappresentata da un progetto che unisca le eccellenze artigiane e le tipicità artistiche e agroalimentari di tutto il territorio sardo con l’obiettivo di offrire un nuovo modello di turismo mettendo al centro dell’offerta gli artigiani locali. “L’attuale difficoltà delle piccole e medie imprese dovuta dall’emergenza sanitaria è sotto gli occhi di tutti, per questo – incalzano Matzutzi e Serra – è necessario mettere in campo qualsiasi iniziativa per rilanciare l’artigianato locale, ovvero mettere al centro della proposta turistica la piccola’ bottega per valorizzare l’autenticità e le bellezze dei nostri territori”.

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