I test rapidi negli aeroporti sardi – che il presidente della Regione, Christian Solinas, considera indispensabili per rilanciare il turismo senza esporre l’Isola al rischio contagi – non trovano d’accordo le società di gestione degli scali sardi. Per due ragioni su tutte: i costi e la stessa esecuzione degli esami.
Il problema dei test lo hanno sollevato sulle pagine de L’Unione Sarda gli amministratori delegati di Sogaer, Geasar e Sogeaal, Renato Branca, Silvio Pippobello e Alberto Perini, che gestiscono rispettivamente gli scali di Cagliari, Olbia e Alghero. Per i tre manager è un eccesso controllare tutti i passeggeri e considerano invece opportuno farli solo “a quanti arrivano dalle zone più a rischio”. A sostegno della loro tesi, fanno una proiezione ipotizzando un numero di voli pari alla metà di quelli registrati ad agosto 2029, visto che il crollo delle presenze è nell’ordine delle cose. Branca dice: “A Cagliari per fare i test ai passeggeri di sei voli che possono atterrare in un’ora, servirebbero 24 postazioni a uno spazio di 3.100 metri quadrati”. A Olbia, in base a numero lievemente maggiore di aeroplani in arrivo, “bisognerebbe prevedere un’area di 4.400 metri quadrati”, ha spiegato Pippobello. Lo spazio da trovare ad Alghero, sempre stando alle stime del traffico, di “2.400 metri quadrati”.
Per questo i manager degli scali dell’Isola chiedono alla Regione “un sostegno economico”, in ogni caso, anche se verranno fatti controlli ridotti, “perché non ci possiamo accollare le spese dei test, visto che bisognerebbe assumere personale specializzato da impiegare in questa specifica attività”. Oggi è in programma un incontro tra il presidente Solinas e le società di gestione.