Ex San Raffaele, da Confindustria “un sì incondizionato e responsabile”

Olbia e il San Raffaele. Il parere positivo al progetto (“un sì incondizionato e responsabile”) arriva anche dal direttivo della Confindustria regionale, che stamattina a Olbia, nel giorno simbolico del 24 giugno in cui doveva formalizzarsi originariamente l’investimento del Qatar sulla sanità sarda, annuncia e conferma la firma del prossimo primo luglio su quello che sarà l’ospedale Bambin Gesù e un centro sanitario di eccellenza che punta a rilanciare l’economia dell’intera Sardegna. “Si tratta di un’eccellenza che porterà innovazione tecnologica e ricerca scientifica – ha spiegato Alberto Scanu, presidente della Confindustria regionale – che consentirà di superare il gap dell’insularità e concedere nuove opportunità di sviluppo all’economia della Sardegna”.

Investimenti esteri: dal nuovo San Raffaele un rilancio che passa per tutti gli indicatori economici

C’è il linguaggio della politica. E c’è quello dell’economia. Se da una parte possono comparire momenti di populismo, dall’altra domina l’analisi dei dati micro e macroeconomici. E tutti dicono quello che la vulgata popolare coglie empiricamente: il nuovo San Raffaele, l’eccellenza sanitaria fondata sulla partnership tra Qatar e Bambin Gesù, rappresenta un’opportunità unica per la Sardegna. Ecco i dati e benchmarks a supporto del concetto. Lo stato dell’economia sarda è drammatico. Pil che perde nel 2013 il 2,5%, tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2014 al 19,5%; meno 11 mila occupati nel primo trimestre, a dicembre erano 150 mila i disoccupati e sono 119 mila (+ 7 mila in un anno) le persone in cerca di lavoro; infine gli investimenti produttivi sono in calo del 14% nel 2013 e la Sardegna ha perso il 40% di investitori dal 2007, l’inizio della Grande Crisi. Numeri che esplicano in maniera netta e dolorosa l’esigenza di opportunità di investimento. Perdere il nuovo San Raffaele e i 1.200 miliardi di investimenti in 10 anni, con oltre mille occupati potenziali, sarebbe scellerato e mortifero per il futuro economico dell’Isola.

San Raffaele opportunità nazionale, ma il pericolo è sempre la burocrazia

Gli indicatori sul Pil, la capacità attrattiva e il tasso di incidenza di investimenti esteri dimostrano che il San Raffaele-Bambin Gesù targato Qatar è un investimento fondamentale non solo per la Sardegna, ma per l’Italia. E’ fondamentale comprendere che il naufragio del progetto, magari nei passaggi successivi e attuativi al via libera, renderebbero l’Italia ancora più vulnerabile sul piano reputazionale. E proprio la reputazione è un indicatore che ha un effetto indiretto ma economicamente decisivo: l’Italia risulta al 65esimo posto nel mondo per procedure, tempi e costi necessari ad avviare un’impresa, ottenere permessi o risolvere controversie giudiziarie. Inefficienza della pubblica amministrazione, impatto della famigerata burocrazia sulle aziende e “changing rules”, il cambiamento delle regole del gioco in corsa, che condannano l’Italia alla marginalità economica sul mercato globale. Ecco quindi che Sardegna e San Raffaele diventano un caso di scuola che avrà effetti sulla credibilità dell’intero sistema.

Economia della conoscenza e attrattività della Sardegna per gli investimenti esteri

Centralità mediterranea, ricchezza, varietà e tipicità ambientale; bassa densità demografica; identità e riconoscibilità geografica internazionale; ottimo rating di legalità e qualità della vita e, infine, eccellenze nel settore del turismo, della ricerca e delle start up innovative. Ecco qui un sunto delle condizioni esistenti per favorire quella “economia della conoscenza” che fa della Sardegna un luogo ideale per avviare una vera riconversione economica. “Credo sia questo il messaggio che deve essere trasmesso – spiega Scanu – perché in una regione che ha uno dei tassi più bassi di laureati e un’alta percentuale di dispersione scolastica, la cultura e la conoscenza rappresentano il futuro di un rilancio economico che trovi strade alternative al turismo e all’agroindustria”. Eccola qui l’opportunità: dal San Raffaele a un nuovo corso che segua i trend macroeconomici che dagli Stati Uniti d’America rilanciano il re-shoring, la rilocalizzazione che rappresenta la strada inversa e il riequilibrio rispetto alla delocalizzazione o glocalizzazione che hanno portato le imprese a investire sui Paesi esteri. Ora che il costo del lavoro sale anche nei Paesi emergenti, diventa un’opportunità tornare al locale, valorizzando le risorse, sempre più spesso immateriali come l’ambiente e la conoscenza. Da qui inizia una strada che rilanci anche l’industria manifatturiera, compatibilmente a un Piano energetico regionale che compensi gli squilibri di costi con la concorrenza.

Confindustria: “Al nuovo San Raffaele va detto un sì senza riserve”.

Ecco quindi che si ritorna all’investimento del Qatar e all’importanza dell’eccellenza nella ricerca come opportunità economica. “Il Qatar punta sul business e la ricerca rappresenta un investimento importante – spiega Maurizio De Pascale, presidente della Confindustria Sardegna Meridionale -ma dobbiamo pensare che l’investimento del Qatar va valutato singolarmente, non automaticamente su altri settori economici della Sardegna”. Fuori dunque da una mentalità provinciale, ma sapendo che l’indotto e l’osmosi del sistema possono creare opportunità che il Qatar potrebbe valutare nell’ottica di sinergie con il centro sanitario e di ricerca d’eccellenza. Attualmente gli investimenti diretti esteri in Sardegna hanno creato 30 imprese per 4 mila addetti. Il San Raffaele targato Bambin Gesù con gli investimenti a nove zeri del Qatar rappresentano un’opportunità che non si può perdere. “Quello di Confindustria è un sì senza riserve – spiega il direttivo riunito ad Olbia – ed ora tocca alla politica cogliere un’opportunità straordinaria decidendo rapidamente nell’interesse di tutti i sardi”.

Giandomenico Mele

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