La vendita dei prodotti sardi nei Paesi arabi rallenta a causa dell’instabilità politica che agita il Medio Oriente. Dall’Isola partono beni e servizi per oltre 1miliardo e mezzo di euro, equivalenti all’1,39% del valore aggiunto regionale prodotto, verso gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, Israele, Qatar, Kuwait oltre ad altre 12 nazioni. Oltre ai prodotti della raffinazione, ci sono alimentari e bevande, moda e design, arredamento, sistemi informatici e digitali, macchinari e impianti i prodotti più venduti molto richiesti per la loro qualità e originalità. Un ampio mercato che sta vedendo un vistoso rallentamento. Lo denuncia l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che ha analizzato l’export isolano nel mercato del Medio Oriente nel 2023 e 2024, su fonte Istat.
La Sardegna si colloca al settimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda l’esposizione dell’export alla crisi. In testa ci sono la Toscana le cui esportazioni di made in Italy in Medio Oriente rappresentano il 2,95% del valore aggiunto regionale ed ammontano a 3,1 miliardi di euro, pari al 12,6% delle vendite italiane nell’area.
“Le notizie che arrivano dal Medio Oriente, dalla sponda sud del Mediterraneo ci preoccupano come uomini e come imprenditori e ci auguriamo che la diplomazia, anche economica, stia intervenendo per risolvere queste situazioni – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna – in ogni caso questa crisi sta penalizzando sia i sistemi del made in Sardegna e made in Italy, sia l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando la frenata del commercio”.
“Gli effetti di tale situazione, evidenti anche sul nostro territorio, rischiano di provocare pesanti conseguenze sulla crescita economica – sottolinea Meloni – per questo l’appello che abbiamo già lanciato a livello nazionale è quello che è indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione”.
E da Confartigianato arriva una dettagliata analisi della situazione. “La recente crisi in Medio Oriente sta avendo un impatto significativo sulle esportazioni dalla Sardegna verso i Paesi Arabi, mettendo a rischio una crescita che fino a poco tempo fa sembrava inarrestabile – sottolineano – Le sanzioni imposte a determinati paesi, insieme alla crescente instabilità politica, rendono difficili le operazioni di esportazione, poiché i mercati locali sono colpiti da fluttuazioni valutarie e aumenti dei costi operativi. A livello di trasporti, la chiusura di rotte marittime e aeree, oltre alla crescente insicurezza nelle principali vie commerciali, potrebbe portare a ritardi nelle consegne e a un aumento dei costi logistici. Questo scenario è particolarmente problematico per le imprese sarde, che hanno investito negli ultimi anni per affermarsi nei mercati arabi, soprattutto nei settori agroalimentare, tessile e minerario. Se la situazione non si stabilizza rapidamente, c’è il rischio concreto che le esportazioni subiscano un rallentamento, con ripercussioni non solo sulle imprese esportatrici, ma anche sull’economia regionale nel suo complesso. In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali intervengano, adottando misure a sostegno delle imprese, per mantenere aperti i canali commerciali e mitigare i potenziali effetti negativi”.
La Sardegna crolla nella “dinamica” delle esportazioni; il confronto tra il consolidato del primo semestre 2024 rispetto al 31 dicembre 2023, dice di un -8.6%. Ancora più pesante il raffronto tra il primo semestre 2024 e l’analogo periodo del 2023 che segna un -9,2%.