L’Italia deve indirizzare verso la riconversione ‘verde’ delle zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente (e dell’area di Taranto) i 364 milioni che, dal 2021, saranno messi a disposizione dal nuovo Fondo europeo per la transizione equa. È quanto scrive la Commissione Ue nei country report pubblicati oggi. Secondo i calcoli di Bruxelles, il nuovo strumento da 7,5 miliardi mobiliterà in Italia 4,868 miliardi d’investimenti. Sul tema partirà ora una discussione con le autorità italiane.
Per quanto riguarda il Sulcis-Iglesiente, Bruxelles ricorda che l’ultima miniera a carbone italiana, quella di Monte Sinni, dovrebbe essere chiusa gradualmente entro il 2025 e impiega 350 persone. “L’area è già caratterizzata da un’alta percentuale di abitanti anziani, pochi laureati e un’alta percentuale di disoccupazione giovanile (35,7 per cento), un basso reddito pro capite e una generale bassa qualità della vita”, scrive la Commissione, “questo pone sfide legate alla transizione e al bisogno d’investimenti”. Il nuovo Fondo europeo dovrebbe quindi concentrarsi sulla “rigenerazione e la bonifica dei siti”, “l’economia circolare”, “pmi e startup”, ma anche politiche di formazione e inclusione occupazionale.
L’invito della Commissione Ue “non è una proposta finale o vincolante. Ora comincerà un dialogo con i vari Paesi. Si tratta dell’inizio di un percorso di selezione delle aree su cui puntare e allo stesso tempo un invito sia alle capitali che alle regioni per cominciare a preparare i loro Piani territoriali per la transizione giusta. Abbiamo deciso di puntare sulle regioni più problematiche”: lo ha spiegato la commissaria Ue alla coesione, Elisa Ferreira, durante un incontro con un gruppo di giornalisti europei. Ogni Paese dovrà infatti presentare a Bruxelles dei piani dettagliati sulla riconversione energetica dei territori beneficiari del nuovo fondo che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe avere a disposizione 7,5 miliardi di risorse provenienti dal bilancio Ue 2021-2027. La Commissione ha identificato le aree in cui ogni Paese dovrebbe investire le risorse del nuovo Fondo europeo per la transizione giusta combinando una serie di criteri: la quantità di emissioni di CO2 emesse dal settore industriale, l’uso delle fonti fossili o la loro produzione, l’impatto della transizione ambientale sull’occupazione nella regione e la capacità economica del territorio di far fronte alla riconversione ‘green’. Le raccomandazioni tengono conto anche dei piani nazionali su clima ed energia a medio e lungo termine. (Foto d’archivio)