Economia, il Pil sardo crescerà del 2,3% nel 2022

Crescita del Pil regionale del più 2,3 per cento nel 2022 contro una previsione nazionale del più 2,8 per cento. Ottimismo nei dati del decimo rapporto congiunturale della Cna Sardegna presentato questa mattina a Cagliari e poi discusso in una tavola rotonda con la deputata Pd, Romina Mura, e gli assessori regionali al Lavoro e al Turismo, Alessandra Zedda e Gianni Chessa. Alla fine del 2021 risultano 34.207 imprese artigiane: -0,3 per cento rispetto al 2020. Ma anche questa tenuta, nonostante il segno meno, deve essere inquadrata in uno scenario che in 12 anni ha registrato l’uscita dal mercato di quasi il 20 per cento delle imprese artigiane sarde, circa 9mila.

Attualmente gli artigiani rappresentano il 24 per cento del totale delle imprese sarde. Nel 2021 una impresa artigiana su cento è stata attiva all’estero, il 6 per cento delle imprese artigiane sarde opera fuori dai confini regionali. Quasi il 70 per cento delle aziende ha un fatturato inferiore a 100mila euro. Nel primo semestre 2022 l’impennata dei prezzi di produzione ha interessato il 90 per cento delle imprese: oltre il 56 per cento non ha scaricato sull’utente finale l’aumento dei costi, il 42 per cento lo ha fatto per una quota marginale in misura del 25 per cento dei costi sostenuti. Nel 2021 solo il 3,5 per cento delle imprese artigiane ha ridotto gli addetti (percentuale che sale al 7 per cento nel caso delle aziende più piccole).

Negli ultimi due anni il 38 per cento delle imprese artigiane sarde è riuscito a programmare degli investimenti significativi, percentuale che sale al 68 per cento per le imprese con fatturato superiore a 500mila euro. Il 68 per cento delle imprese ha utilizzato le garanzie pubbliche per finanziare l’attività corrente, 74 per cento tra le imprese più piccole. Speranze per il Pnrr. Con un avvertimento rilanciato da Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna: “La Regione istituisca una cabina di regia partecipata dalle forze sociali più rappresentative – hanno detto – e dal sistema delle autonomie locali per sfruttare al meglio le ingenti risorse finanziarie disponibili nei prossimi anni”. E ancora: “Occorre un cambio di passo nell’azione del governo regionale per qualificare positivamente la fase finale della legislatura: tra le urgenze la legge urbanistica, la riforma della pubblica amministrazione e del sistema amministrativo e istituzionale per facilitare gli investimenti di Comuni, imprese e cittadini”.

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