Nell’area industriale di Porto Torres un altro tassello si incrina. La centrale elettrica di Fiume Santo, in mano alla multinazionale tedesca E.On, ha avviato la messa in mobilità di 65 lavoratori su 240 totali. Non un fulmine a ciel sereno, la notizia era nell’aria da tempo ma ora è ufficiale con una comunicazione arrivata a inizio settimana. I nomi ancora non si conoscono ancora ma nella centrale il clima è molto teso. E non potrebbe essere altrimenti con tutti i patti violati tra azienda e istituzioni violati, incontri saltati e promesse non mantenute. Come l’investimento da 500 milioni di euro per il 5° gruppo a carbone da 410 Megawatt, mai realizzato, nonostante le autorizzazioni.
Eppure, denunciano i sindacalisti che da tempo seguono la vicenda, gli utili dei tedeschi in Sardegna sono addirittura raddoppiati (da una dote di 75 milioni di euro nel 2012, a un raddoppio con 150 milioni nel 2013 e una buona previsione per l’anno in corso). E sembra già arrivata l’ora dell’addio: l’E.On è arrivata in Sardegna sei anni fa, nel 2008, dopo aver acquisito il sito nel nord ovest dalla spagnola Endesa. Un passo dietro l’altro: il taglio al costo del personale nell’Isola sfiora le 100 unità, e il colosso tedesco sta spostando il business in paesi dall’Europa al Brasile.
La fermata a fine anno. I gruppi 1 e 2 marciavano a suon di deroghe e a fine anno è arrivata la fermata. Questo il pretesto, secondo sindacalisti e lavoratori, per la decisione definitiva. E la mobilitazione decolla, per domani, lunedì, è prevista un’assemblea e – probabilmente – uno sciopero.