Crisi industriali nel Sulcis, sindacati verso lo sciopero generale

Stato di agitazione e poi sciopero generale. Lo annunciano Fiom, Fsm e Uilm del Sulcis che in queste settimane si trovano a portare avanti diverse vertenze con le industrie del territorio. Si terrà entro il mese di ottobre per “rimettere al centro il rilancio dell’intero sito industriale di Portovesme, chiedendo la politica regionale e nazionale di fare. Subito”.

“Le assemblee tenute tra le lavoratrici ed i lavoratori in mobilità – si legge in una nota congiunta dei sindacati -, gli appalti della Portovesme e dell’Enel, della SiderAlloys e della Gms, hanno registrato alcune costanti: l’alta partecipazione e la gravità del momento che impongono lo stato di agitazione della categoria, nella ricerca di risposte immediate”.

Per la Portovesme srl, emerge la volontà di non aspettare passivamente le decisioni della Glencore, che “costringerebbe in breve tempo quel mondo ad andare incontro ad un imponente ridimensionamento a causa dell’ormai imminente fermata della linea zinco. Non soddisfa neanche l’annunciata riconversione. Pensare al riciclo delle batterie al posto della produzione di zinco, sarebbe una sconfitta, per le perdite di produzione e sopratutto per l’occupazione nettamente inferiore”.

Preoccupazioni simili tra gli appalti dell’Enel, “dove è certo che la decarbonizzazione in corso determinerà la fermata della centrale e il conseguente termine delle lavorazioni della maggior parte degli stessi. Gravissime le mancanze di sicurezza avanzate dai lavoratori in assemblea, in conseguenza del non funzionamento di un ascensore nel secondo gruppo”.

E poi la mancanza di certezze sul futuro dello stabilimento della Sider Alloys: “I tanti e continui cambiamenti nella presentazione dei piani industriali, aggiunti all’ultima richiesta di finanziamenti a garanzia pubblica, impongono riflessioni serie, sulle reali capacità di rilancio in capo all’attuale proprietà. Alle difficoltà descritte si aggiunge l’aggravante del ritardo nel pagamento degli stipendi, mancanza quest’ultima, che alimenta i dubbi anche sulle capacità economiche e finanziarie della proprietà svizzera”.

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