Crac Thomas Cook, l’allarme nell’Isola: danni per 3 milioni e turisti abbandonati

Arrivano anche in Sardegna i contraccolpi per il fallimento della storica società di viaggi britannica Thomas Cook, la pioniera delle vacanze organizzate nel mondo, titolare anche di una flotta di aerei, ben 97. Dopo l’emergenza dei giorni scorsi in tutto il mondo, con turisti britannici rimpatriati in anticipo, ora arriva pian piano la conta dei danni.

In Italia si stimano perdite totali fino a 300 milioni di euro da parte degli hotel e delle strutture che lavorano con il tour operator mondiale, con il crollo del 70 per cento del giro di affari annuo.  Al Sud Italia le regioni più colpite, tra queste la Sardegna, dove secondo una ricognizione effettuata in questi giorni da Federalberghi nazionale – che oggi a incontrato la sottosegretaria del Mibact delegata al Turismo, Lorenza Bonaccorsi, proprio per affrontare il caso Thomas Cook – le perdite stimate dagli operatori arrivano a circa tre milioni di euro di vacanze non pagate dal tour operator, oltre ad altri 300mila euro di vacanze prenotate da qui al 2020 in sospeso, nelle quali sono conteggiati anche i biglietti aerei con la compagnia in fallimento che rischiano di non poter essere riprotetti con altre compagnie.

Nell’Isola le strutture ricettive colpite sono circa cinquanta e nei giorni del crac (avvenuto il 25 settembre scorso) avevano in totale circa mille ospiti che viaggiavano sotto la bandiera del tour operator in crisi. Oltre al danno economico, le strutture devono anche occuparsi dei clienti, in Sardegna la maggior parte sono tedeschi che hanno acquistato le vacanze attraverso la controllata di Thomas Cook, Neckermann.

Così succede che gli alberghi stanno chiedendo ai clienti di ripagare la camera (già saldata attraverso il tour operator) e li invitano a chiedere il rimborso direttamente al fondo inglese. Il nodo è nelle tempistiche dei pagamenti: Thomas Cook, una volta ricevuti i soldi dai clienti al momento della prenotazione, li girava agli alberghi dopo 30 giorni e, allo stato attuale, gli ultimi saldi effettuati risalgono alla fine di agosto in riferimento al mese di luglio. Sarà dunque difficile recuperare gli incassi mancati e questo metterà in ginocchio le piccole imprese sul territorio, anche perché alcune di queste avevano accordi ‘vuoto per pieno’ con i quali concedevano al tour operator una parte dell’albergo.

Al Governo Federalberghi e le altre organizzazioni aderenti al sistema Confcommercio hanno presentato un pacchetto di proposte urgenti per attenuare l’impatto diretto causato dal fallimento e per scongiurare il rischio di un effetto domino, che potrebbe determinare a cascata il fallimento di molte aziende italiane con gravi contraccolpi per l’occupazione. Tra le misure richieste, l’attivazione di un credito di imposta temporaneo, di importo proporzionale al credito verso vantato verso il gruppo Thomas Cook, per evitare che le imprese vadano in crisi di liquidità,  l’attivazione di ammortizzatori sociali in favore dei dipendenti delle aziende coinvolte dalla situazione di crisi, con particolare riferimento a quelle che conferivano al gruppo Thomas Cook quote rilevanti della propria capacità ricettiva e che hanno già contrattualizzato il personale per far fronte agli impegni dei prossimi mesi.

In Sardegna inoltre l’associazione che riunisce gli albergatori chiederà un gesto simbolico ai sindaci dei Comuni: la rinuncia della quota di imposta di soggiorno, dove è applicata, che deriva dalle vacanze di turisti che hanno prenotato con la società in liquidazione.

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