Sono i primi dati certificati disponibili e la fotografia che ne emerge è drammatica: l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sul mondo del lavoro in Sardegna è devastante. L’elaborazione arriva dall’Osservatorio sul Mercato del lavoro dell’Aspal, l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, diretta da Massimo Temussi e mostra chiaramente che, a partire dai primi casi di coronavirus in Italia e, ancor più, dall’inizio del lockdown su tutto il territorio nazionale, l’andamento delle assunzioni settimanali nel 2020 e quello del 2019 è crollato, con differenze settimanali che in alcuni casi superano il cinquanta per cento (vedi grafico sotto).
In termini assoluti nel periodo tra il 24 febbraio e il 9 aprile di quest’anno le assunzioni sono state 22.150 nel 2020, a fronte delle 39.649 nello stesso periodo del 2019: ciò significa quasi il 45 per cento in meno. In termini assoluti il settore più colpito è di gran lunga quello denominato ‘Alberghi e ristoranti’, infatti la crisi sanitaria ha completamente arrestato i flussi turistici. Segue il settore ‘Istruzione’, a testimonianza del fatto che la crisi ha ridotto il numero di contratti per le supplenze, si legge nelle note dell’Aspal. Poi, a distanza, si trovano quelli di ‘Noleggio e servizi alle imprese’ e ‘Costruzioni’. ‘Servizi domestici’ è l’unico settore in controtendenza (cioè in crescita). “Questo – si legge nell’analisi degli statistici dell’Agenzia – potrebbe essere dovuto all’emersione del nero: molti lavoratori in nero potrebbero essere stati regolarizzati per consentir loro di spostarsi liberamente per recarsi al lavoro durante il lockdown”.
Come è evidenziato nei grafici di seguito, il settore turistico, prendendo in considerazione sempre il periodo tra il 24 febbraio e il 10 aprile, nel 2020 ha visto soltanto 3.194 assunzioni, a fronte delle oltre 10mila dello scorso anno: una perdita in termini assoluti di quasi settemila contratti che in percentuale è del 68 per cento in meno.
In termini assoluti, i contratti che nel 2020 si riducono maggiormente sono di gran lunga quelli a tempo determinato (oltre 15mila, -51%, quelli persi), seguiti da quelli a tempo indeterminato (quasi duemila in meno, il 40%).
Considerando in termini territoriali i Centri per l’impiego della Sardegna, in termini percentuali quelli più colpiti, oltre al capoluogo, sembrano essere quelli a maggior vocazione turistica: Olbia (-61% di assunzioni), Castelsardo (-59%), Alghero (-58%), e Siniscola (-58%), solo per citare i più importanti. (mar.pi.)