C’erano i nomi di tutte le 160 imprese di artigianato artistico sardo nei cartelli sistemati sotto il palazzo del Consiglio regionale in via Roma a Cagliari. Nomi di aziende in crisi che hanno deciso di manifestare per fare sentire la propria voce sulle difficoltà causate dall’emergenza coronavirus e sul fatto che non è stato ricevuto alcun aiuto. Al flash-mob hanno partecipato i rappresentanti di artigiani della tessitura, della ceramica, dell’oreficeria, della sartoria, della lavorazione del legno, del vetro e della pietra, del cuoio e della pelletteria. Obiettivo, sensibilizzare il Consiglio e la Giunta sull’urgenza di misure a sostegno. “Il nostro non è un appello – ha spiegato Gianluca Mureddu, referente centri commerciali naturali – è un urlo disperato perché molti colleghi non hanno i soldi nemmeno per pagare la corrente, siamo fermi da un anno perché non ci sono più eventi e mostre e perché il turismo è crollato”. Il calo di fatturato registrato da quando c’è la pandemia è stato del 70 per cento.
Ora, ha aggiunto, “chiediamo un indennizzo per un settore che non è solo impresa: ogni artigiano rappresenta un piccolo mondo di storia perché contribuisce a esprimere il valore culturale dell’Isola”. La richiesta per la sopravvivenza è tra i quattromila e i settemila euro per attività, “con la speranza che tutti gli eventi riprendano”. In mancanza dell’indennizzo, nell’arco di tre mesi molti laboratori rischiano di chiudere.