Negozi e supermarket tra luci e ombre nell’emergenza coronavirus: c’è chi ha quadruplicato i profitti e c’è chi fa i conti con perdite anche del 50%. Ma anche i clienti non se la passano bene. Molte le famiglie danneggiate, spesso costrette a dover fare gli acquisti in realtà con limitate offerte commerciali, prezzi più alti, assenza di promozioni o addirittura al rialzo. E anche in questo settore si ricorre alla cassa integrazione. È l’analisi di Cristiano Ardau, segretario generale della UilTucs Sardegna, sulla situazione nell’isola a oltre un mese dalle restrizioni e dal lockdown.
Soffrono anche i dipendenti. “Le paure dei clienti – spiega il sindacalista – circa immotivate carenze dei prodotti alimentari hanno messo sotto stress le organizzazioni commerciali per giorni con assalti alle compere. Vittime i commessi per l’aumento del carico di lavoro, le difficoltà di avere adeguati tempi di riposo in una prima fase fatta di tensioni e di paure per la mancanza di protezione adeguata per i commessi dal possibile contagio del virus”.
A complicare la situazione anche il blocco della mobilità intercomunale. “Ha tolto una buona parte di clienti fidelizzati- spiega Ardau- agli operatori con forti contrazioni di fatturato, premiando dall’altro gli operatori di vicinato o ubicati in posizioni centrali. Danneggiati gli operatori che hanno fatto rispettare con zelo il contingentamento dei clienti all’ingresso. Un autentico spostamento di clienti e di fatturati che sta ridistribuendo le vendite e che avrà ricadute sul piano occupazionale. Neanche l’exploit della spesa a domicilio ha colmato queste carenze. Se dovesse continuare la stretta sul blocco del settore e sulla mobilità delle persone, le ricadute per il commercio sarebbero disastrose. Alle migliaia di richieste di cassa integrazione per le aziende già in sospensione, si sono aggiunti in questi giorni i ricorsi alla cassa integrazione per le aziende che oggi non possono contare sul bacino originario di clienti”.