Campeggi sardi in allarme per la stagione turistica alle porte. E sos allo Stato. Nessun segnale – avverte Faita Sardegna – per il presente e per il futuro. “Si alternano soluzioni di continuo rimando del problema- accusa la federazione delle strutture all’aperto – e impraticabili sul piano operativo, economico e finanziario e non ultimo sanitario. Continui palliativi ingannevoli della realtà”. Critici sul voucher eventualmente da rimborsare se la vacanza non si fa e sul rinvio delle scadenze fiscali. “Come se le nostre imprese a giugno o settembre, fossero capaci di pagare ciò che non riescono oggi”.
Stesso discorso per la liquidità promessa. “Un’impresa sana non può fare debiti per sostenere l’ignoto”. Dal punto di vista sanitario nel mirino il Dpcm Cura Italia. “Classifica il Covid-19 come infortunio e non malattia – dice la Faita – ribaltando sulle imprese doveri di garanzie e di sicurezza verso lavoratori e terzi, che lo stesso Stato non è riuscito a dare. Una struttura ricettiva, sia campeggio, villaggio o albergo, non può essere trasformata in un ospedale, con regole di sanificazione continua, distanze di sicurezza, mascherine, o box asettici avveniristici in spiaggia. Dovremo – conclude – trasformare alloggi, bar, ristoranti, servizi spiaggia e di animazione e sport, in corsie ospedaliere con orari di visita e orari per la mensa, corsie numerate e turni di servizio come al pronto soccorso. Garantendone l’incolumità da covid-19. Siamo imprenditori del turismo non direttori sanitari”.