“Lo scenario internazionale è attualmente motivo di grande preoccupazione, soprattutto per le nostre eccellenze agroalimentari. Pensiamo, ad esempio, al settore lattiero-caseario e a prodotti di punta come il pecorino, che trovano nel mercato statunitense uno sbocco commerciale fondamentale. Per questo, il nostro impegno è costante e ci auguriamo che la diplomazia risolva una questione così delicata per il settore”. Lo ha detto a margine dell’assemblea Insieme per l’ascolto, organizzata a Cagliari da Coldiretti, il presidente nazionale Ettore Prandini parlando dei dazi Usa, una delle domante poste dai giornalisti e dai presenti durante l’incontro in cui sono stai affrontati numerosi temi importanti per la Sardegna.
“Abbiamo sottoscritto qualche giorno fa un accordo con la più grande associazione di agricoltori statunitensi (NFU) per chiedere sia al governo degli Stati Uniti che a quello europeo di non introdurre nuove forme di penalizzazione fiscale – ha spiega Prandini -. Riteniamo che ci siano ampi margini per una collaborazione proficua, che porti benefici a entrambe le parti. Quello che chiediamo è un principio di reciprocità: le regole imposte alle imprese agricole italiane ed europee devono valere anche per i prodotti importati da altri continenti”.
Parlando dei problemi della Sardegna ha sottolineato: “Sicuramente ci sono diverse criticità, come le incertezze sui pagamenti che le nostre aziende, giustamente, pretendono, soprattutto in relazione agli investimenti già realizzati – ha detto -. Allo stesso tempo, l’incontro di oggi rappresenta un’occasione importante per delineare la strategia che adotteremo, ad esempio, nella discussione sulla futura Politica Agricola Comune. Sappiamo che la scadenza è fissata per il 2027, ma il dibattito è già aperto. Sarà un’opportunità per ribadire la centralità di alcune filiere strategiche per Coldiretti e per la Sardegna, con l’obiettivo di garantire certezze ai nostri produttori. In questo contesto, stiamo monitorando attentamente le criticità esistenti, come le nuove forme di etichettatura. Pensiamo, ad esempio, al settore vitivinicolo, su cui stiamo lavorando per evitare che vengano introdotte norme penalizzanti, che potrebbero aggravare ulteriormente le difficoltà già presenti nel comparto.”
Ha poi aggiunto, ribadendo l’importanza di garantire certezze sui pagamenti alle imprese:
“Si tratta di un aspetto fondamentale, anche perché in molti casi parliamo di danni subiti dalle aziende quasi un anno fa. Eppure, nonostante le risorse siano già state stanziate a livello nazionale, i tempi della burocrazia restano troppo lunghi. Dobbiamo fare il possibile per semplificare tutti i passaggi necessari affinché questi fondi, già disponibili, arrivino finalmente alle imprese. Anche le Regioni possono fare molto su questo fronte. Lo dimostra il caso della Sicilia, dove, a seguito della siccità, la Regione ha stanziato risorse aggiuntive. Ci auguriamo che anche in Sardegna venga riconosciuta la giusta attenzione al ruolo strategico degli agricoltori, che non solo garantiscono la produzione, ma contribuiscono anche alla valorizzazione turistica del territorio”.
Un altro tema che ha catalizzato l’attenzione è legato al prossimo Vinitaly e alle politiche europee per il settore vitivinicolo, Prandini ha spiegato: “Il vino dealcolato è una richiesta crescente in alcune parti del mondo. Tuttavia, come Coldiretti, abbiamo sempre sottolineato che non ci piace definirlo vino, perché si tratta di un prodotto completamente diverso rispetto a uno con millenni di storia e tradizione. Detto questo, il regolamento è ormai in vigore e il nostro obiettivo è fare chiarezza per cittadini e consumatori, evitando distorsioni. Dobbiamo scongiurare il rischio che questi nuovi prodotti finiscano per demonizzare quelli tradizionali, mettendo in difficoltà Paesi come l’Italia e la Francia, che avrebbero le maggiori perdite in questo contesto. Abbiamo lavorato con grande attenzione sulle etichettature, interloquendo con l’Europa. Ci auguriamo che la diplomazia e il dialogo possano portare risposte significative anche per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti. Il mercato americano è infatti il secondo per importanza nelle esportazioni dell’agroalimentare italiano, con un valore complessivo di 8 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi solo per il settore vitivinicolo. Per quanto cercheremo di aprire nuovi mercati, serviranno comunque anni prima di raggiungere un valore simile”.