Le imprese sarde sono nuovamente in allarme per il ritorno del caro energia, con tariffe aumentate del 70% negli ultimi quattro anni. “Azzerare o sterilizzare gli oneri di sistema” è la richiesta urgente avanzata da Giacomo Meloni e Daniele Serra, rispettivamente presidente e segretario regionale di Confartigianato Sardegna, di fronte al rischio di non riuscire a sopportare l’ennesimo rincaro. Le attività produttive sarde attendono ora con ansia il bando regionale da 678 milioni di euro destinato all’autoproduzione e all’autoconsumo di energia, fondamentale per mitigare l’impatto dei costi.
Dopo gli aumenti monstre del 2022, che portarono il costo per kilowattora a superare i 0,570 euro, la bolletta energetica delle imprese isolane sta tornando a crescere a causa delle nuove quotazioni di energia e gas. Sebbene non si siano ancora raggiunti i picchi del 2022, i segnali sono preoccupanti. Questo scenario rischia di destabilizzare il sistema produttivo sardo, già provato dalla crisi energetica, riducendo le commesse e mettendo in difficoltà molte aziende.
Confartigianato Sardegna segnala come le tariffe siano in costante aumento a causa della congiuntura internazionale e dell’incremento dei prezzi delle materie prime. “Speravamo in una stabilizzazione dopo gli aumenti del 2022, ma i fatti ci stanno dimostrando il contrario”, ha detto Meloni. Secondo le stime ufficiali, l’incremento dei costi di energia elettrica e gas per il 2025 sarà tra il 18% e il 30% rispetto al 2024, mettendo a rischio la tenuta delle imprese sarde. Per dare un’idea concreta dell’impatto, un’azienda meccanica che a gennaio 2021 pagava 0,171 €/kWh oggi ne paga 0,299 €/kWh, un aumento quasi del doppio. Una situazione simile si rileva per un’impresa del settore legno, passata da 0,221 €/kWh a 0,435 €/kWh nello stesso periodo.
L’aumento delle tariffe energetiche sta colpendo duramente le piccole e medie imprese sarde, che rappresentano il cuore del tessuto produttivo isolano. “Nel corso degli ultimi due anni, le imprese sarde hanno dovuto affrontare extracosti energetici per circa 260 milioni di euro rispetto alle loro concorrenti europee”, ha sottolineato Meloni. Tra le aree più colpite si trova la provincia di Sassari-Gallura, che ha visto un aumento di 96 milioni di euro nei costi, seguita da Cagliari (+71 milioni) e dal Sud Sardegna (+41 milioni). Le imprese energivore, come quelle della produzione di ceramica, vetro, cemento, metallurgia e i panifici, sono tra le più danneggiate. Il rischio per queste aziende è quello di dover rinunciare a nuovi ordini, nonostante la forte domanda di beni e servizi.
Confartigianato Sardegna chiede interventi urgenti per affrontare la crisi. La proposta è quella di sterilizzare o azzerare gli oneri di sistema, una misura che potrebbe portare a una riduzione immediata del 20% dei costi in bolletta. Questa soluzione, già adottata durante i picchi del 2022 e 2023, potrebbe impedire nuovi aumenti e alleggerire la pressione sulle aziende. Inoltre, l’associazione fa pressione sulla Regione Sardegna per la pubblicazione del bando da 678 milioni di euro, destinato all’autoproduzione e autoconsumo di energia per edifici pubblici, imprese, case private e Comunità Energetiche. Questo bando è visto come un’occasione fondamentale per ridurre i costi energetici attraverso l’energia pulita. “Le nostre imprese sono pronte a fare la propria parte – concludono Meloni e Serra – ma è necessario il supporto delle istituzioni per poter affrontare questa nuova crisi e garantire la sostenibilità del sistema produttivo sardo”.