Caro energia in Sardegna, la Cna: “A rischio chiusura 707 aziende”

Il caro prezzi sull’energia, dovuto alla particolare congiuntura internazionale, sta mettendo a dura prova il bilancio di famiglie e imprese, soprattutto in Sardegna e in alcuni comparti. Secondo il dossier del centro studi di Cna Sardegna, le aziende ad alto consumo energetico che a causa dei rincari rischiano di dover chiudere i battenti sono 707. Dal Cna anche richieste alla Regione volte al risparmio energetico.

Per le cosiddette attività energivore, cioè quelle a forte consumo di energia elettrica e gas, l’aumento dei costi potrebbe diventare insostenibile, mettendo a rischio una quota importante dell’economia regionale. Le aziende individuate occupano 5.327 addetti, in netta prevalenza riconducibili al comparto manifatturiero (534 unità locali con 4.042 addetti).

Lo studio della Cna è volto a quantificare le imprese a rischio in riferimento ai requisiti per l’accesso alle agevolazioni per le imprese energivore previsti dal Decreto ministeriale 21 dicembre 2017 (che dispone misure agevolative rivolte alle imprese). “La crescita dei costi energetici e la particolare fragilità delle imprese sarde, in prevalenza caratterizzate da dimensioni medio-piccole e piccolissime, rende ancora più strategico il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna -“.

Gli esponenti della Cna proseguono: “In un simile contesto, iniziative dell’amministrazione pubblica volte a promuovere la riduzione delle bollette energetiche, anche con l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto dei capannoni, risulterebbero più strategiche che altrove anche in ottica di rilancio a tutto tondo della competitività del tessuto imprenditoriale sardo. Alla Regione chiediamo che nella prossima finanziaria venga istituito per il triennio un credito di imposta del 50 per cento per le spese sostenute per l’installazione degli impianti fotovoltaici negli edifici industriali e artigianali. Con 25 milioni di euro annui per tre anni di risorse pubbliche, si ridurrebbero del 22 per cento i consumi di circa 1500 Pmi aderenti all’iniziativa con un risparmio energetico del 4,5 per cento di tutto il settore manifatturiero”.

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