I rincari sui costi dell’energia continuano a farsi sentire sul settore produttivo e sulle aziende energivore che, senza misure compensative, rischiano di fermare tutti gli impianti e mandare a casa tutti i lavoratori. È il caso, secondo Emanuele Madeddu della Filctem Ccgil, Vincenzo Lai della Femca Cisl e Pierluigi Loi della Uiltec, della Portovesme srl che, oltre a fare i conti con i costi dell’energia, deve fronteggiare una situazione in cui manca lo strumento della cosiddetta superinterrompibilità. Ossia quella compensazione, sollecitata anche recentemente da Sardegna e Sicilia, che consentirebbe di affrontare i costi elevati dell’energia.
“Un provvedimento cassato dal Senato e che ora potrebbe essere sostituito dall’energy release con un tenore dì priorità per le isole”, ricordano i sindacati che spiegano: “In ballo, oltre a un settore particolarmente importate per il paese c’è il futuro di 1.500 lavoratori tra diretti e indiretti, una vera catastrofe per questo territorio già pesantemente martoriato dalla crisi”.
“La richiesta è che ci sia una priorità per le isole. Questo fatto permetterebbe di colmare il gap di trattamento con la penisola che ha l’interconnector – osservano le sigle -. Giusto per essere chiari, quando si parla di aumenti, si parla di rincari di circa cinque volte dato che si passa da una spesa annua di 60 milioni di euro a una di 300-350 milioni. Per questo motivo chiediamo un intervento del Governo affinché si possa arrivare a una soluzione che permetta alle imprese sarde di colmare il gap energetico che hanno nei confronti di quelle che operano nella penisola. Allo stesso tempo chiediamo l’intervento e l’impegno di tutti i parlamentari sardi – concludono -per far sì che possa essere trovata una soluzione a questo problema per evitare che l’ultima azienda produttiva della Sardegna sud occidentale mandi a casa i lavoratori fermando gli impianti completamente”.