Banco di Sardegna, sindacati uniti contro la chiusura di 20 filiali

I sindacati contro la chiusura di 20 filiali del Banco di Sardegna, prospettata dal gruppo Bper. Si va verso la mobilitazione unitaria, decisione che è giunta oggi dopo una riunione per fare il punto della situazione e discutere delle iniziative da prendere: in assenza di segnali positivi nei prossimi giorni verranno calendarizzate azioni di protesta del settore del credito nell’Isola.

Per le delegazioni Fabi, Unisin, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil è fondamentale che la Regione attivi immediatamente un tavolo di confronto a cui invitare le principali aziende di credito, i sindaci dei Comuni interessati, l’Anci e le delegazioni sindacali. Insieme a questo, i sindacati considerano necessario che la classe politica regionale solleciti la Fondazione di Sardegna affinché difenda gli interessi dell’Isola all’interno del Gruppo Bper, impedendo le chiusure annunciate delle sedi del Banco di Sardegna.

“Il credito – affermano le segreterie unitariamente – non è in crisi per un problema di utili, tutt’altro, quelli delle diverse aziende sono infatti miliardari: se negli ultimi cinque anni sono state chiuse circa duecento agenzie di diversi istituti di credito e se la metà è da ascrivere al solo Banco di Sardegna, è evidente che siamo di fronte a una profonda crisi di rigetto della propria identità”. Siamo davanti a una contraddizione: “Le banche sventolano la bandiera della prossimità al territorio, eppure poi non perdono occasione per chiudere le proprie agenzie e ridurre il personale”.

A subire gli effetti della grave situazione sono soprattutto le piccole comunità già fortemente a rischio di spopolamento per l’assenza di servizi per i cittadini: “In questi contesti gli sportelli bancari sono spesso l’ultimo baluardo, perciò riteniamo, anche a fronte degli utili consistenti, che le aziende di credito debbano rinunciare alle chiusure e alla costante riduzione del personale”. Piuttosto, i sindacati sollecitano investimenti a sostegno delle comunità, ad esempio portando in Sardegna ulteriori lavorazioni che possono tranquillamente essere svolte nell’Isola con l’aiuto della tecnologia. “Perdere posti nel settore credito equivale a dire ai giovani sardi di emigrare, una atteggiamento inaccettabile se si pensa ai guadagni giganteschi delle aziende che, invece, dovrebbero sentire il dovere e la responsabilità di restituire alla Sardegna quanto hanno avuto negli anni, e aiutare una regione in difficoltà piuttosto che contribuire ai fenomeni di spopolamento e disoccupazione”. A conclusione della riunione le delegazioni hanno manifestato la necessità di una forte mobilitazione, anche a sostegno dei sindaci e dell’Anci, per impedire la chiusure delle agenzie del Banco di Sardegna che considerano “solo l’antipasto di quanto si va preparando a danno del nostro territorio e della nostra economia”.

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