Banche, in dieci anni chiuso il 30 per cento delle filiali in Sardegna: colpite soprattutto le aree interne

Negli ultimi dieci anni il numero delle filiali bancarie in Sardegna ha subito un calo del 30 per cento, passando da circa 800 nel 2010 a meno di 550 nel 2023. Più del 60 per cento di queste chiusure ha colpito le aree interne dell’Isola, aggravando ulteriormente il problema dell’accesso ai servizi bancari nei territori spopolati o a rischio spopolamento. Questa situazione è emersa dall’analisi della Cisl nel corso di un incontro. “Il sistema bancario sta attraversando una profonda trasformazione dovuta alla digitalizzazione – ha dichiarato il segretario generale del sindacato nell’Isola, Pier Luigi Ledda – che, anche in Sardegna, sta cambiando i modelli di business e i servizi offerti. Se da un lato queste innovazioni creano nuove opportunità, dall’altro pongono sfide significative per i territori, i lavoratori e le comunità locali”.

Ad oggi, in Sardegna operano 34 istituti di credito, di cui 6 banche locali e 28 filiali di banche nazionali o internazionali (dati Banca d’Italia, 2023). Un numero in calo rispetto ai 43 istituti attivi nel 2015, che segnala il ridimensionamento del settore. Il totale degli impieghi bancari nell’isola ammonta a circa 22 miliardi di euro, con oltre il 70 per cento destinato a famiglie e piccole imprese, soprattutto nei settori del turismo, agricoltura e artigianato. Le piccole e medie imprese, infatti, rappresentano il 95 per cento delle aziende finanziate dagli istituti di credito in Sardegna.

“La Sardegna – ha sottolineato Ledda – ha un rapporto di una filiale bancaria ogni 2.900 abitanti, un dato inferiore alla media nazionale di una ogni 2.300 abitanti. Tra il 2010 e il 2023, anche il numero di bancomat e sportelli automatici è diminuito del 20 per cento, aggravando le difficoltà di accesso ai contanti soprattutto nelle aree interne come Ogliastra, Barbagia e Sulcis, dove le filiali sono scese del 35%. Questo avviene in una regione in cui solo il 65% della popolazione ha accesso alla banda larga ultraveloce, rispetto a una media nazionale del 75% (dati Istat, 2023). Nelle zone rurali, la connettività scende addirittura al 40%, evidenziando un significativo svantaggio infrastrutturale.”

Per la Cisl, la digitalizzazione rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo della Sardegna, ma solo se accompagnata da investimenti mirati e da un dialogo tra tutti gli attori coinvolti. “Non possiamo permettere – ha ribadito Ledda – che il progresso tecnologico escluda le aree interne, i cittadini più vulnerabili o i lavoratori del settore bancario. Per questo, insieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo chiesto formalmente alla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, di aprire con urgenza un tavolo di confronto sul sistema del credito.”

L’obiettivo è affrontare le problematiche legate alla digitalizzazione e alla progressiva riduzione dei servizi bancari sul territorio, che stanno creando disagi significativi per lavoratori, famiglie e imprese. “Un futuro digitale – ha concluso Ledda – può rappresentare la svolta per l’economia dell’isola, ma deve essere costruito in modo inclusivo, senza lasciare nessuno indietro.”

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