Banca di Sassari, fine di un’era. Prevista la soppressione entro il 2017

Da istituto di credito a società prodotto. Questo hanno deciso gli emiliani della Bper per la Banca di Sassari. Tutto scritto nel piano industriale.

La Banca di Sassari scomparirà. Così prevede il piano industriale della Bper che controlla l’istituto di credito isolano dal 2001. Dunque un tassello si aggiunge alle prime informazioni filtrate il 11 febbraio scorso, quando il board della banca emiliana, guidato dall’ad Alessandro Vandelli, aveva annunciato la chiusura di 130 sportelli in tutta Italia, di cui almeno una trentina nell’Isola. Ma il numero, visti gli sviluppi, potrebbe crescere ancora.

La doccia fredda dei nuovi particolari è con un percorso diviso in due tappe concatenate. La Banca di Sassari diventerà “società prodotto”, ovvero fornirà servizi a tutto il gruppo Bper, smettendo di essere una società di intermediazioni bancaria, quindi autorizzata a raccogliere il risparmio e a concedere crediti. Ciò vuol dire, che malgrado il passaggio sotto l’ala emiliana, l’identità gestionale, oltre che la mission, era mantenuta. Nel giro di due anni invece cambierà tutto: l’altro passaggio previsto nel piano industriale è l’accorpamento delle filiali Banca di Sassari al Banco di Sardegna che attualmente ne detiene il 79,72 per cento di quote.

In questo quadro entro il 2017 sarà spazzata via una storia che dura dal 1888, quando la Banca di Sassari nacque per iniziativa di 58 negozianti sassaresi col nome di “Banca cooperativa fra commercianti società anonima”. Era il 15 marzo. Nel 1926, attraverso una modifica dello Statuto, ecco la Banca popolare cooperativa anonima di Sassari che ventidue anni dopo diventò Banca popolare di Sassari srl. A conti fatti, quasi 130 anni destinati a essere seppelliti senza che la politica, al momento, abbia preso posizione.

La Banca di Sassari ha conosciuto la sua massima espansione negli anni Ottanta, quando si è contato il numero massimo di filiali, arrivate a quota 34 contro le 4 del 1948. Poi la gestione commissariale, dall’ottobre del ’91 al giugno ’93, quando ci fu la trasformazione in spa e l’ingresso del Banco di Sardegna come socio di maggioranza.

Insomma, il credito isolano rischia l’estinzione, specie nell’ipotesi che a diventare spa sia l’intero gruppo Bper, come impone il Governo. Se così sarà, nemmeno il Banco di Sardegna esisterà più come sub holding degli emiliani che la controllano al 51 per cento.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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