La Cisl lancia l’allarme: “Famiglie sarde sempre più in difficoltà”

In Sardegna ci sono circa 100mila famiglie che non possono permettersi una spesa mensile superiore a mille euro. Sempre più persone bussano alle porte della Caritas perché devono fare i conti con l’impossibilità di arrivare a fine mese. Un’accusa che è anche un appello quello lanciato da Alberto Farina, segretario regionale della Fnp (Federazione nazionale pensionati) della Cisl, durante il congresso in corso di svolgimento al T Hotel di Cagliari. Una missiva carica di rivendicazioni recapitata direttamente alla Giunta regionale.

“Più volte la Cisl sarda ha portato all’attenzione della classe politica isolana, in particolare del governo regionale, le problematiche più urgenti, vere e proprie emergenze sociali – sottolinea Farina -. Il lavoro, la povertà materiale che attanaglia tante famiglie sarde, l’esclusione dai servizi primari quali la sanità, gli squilibri territoriali, lo spopolamento e la disoccupazione delle donne e dei giovani. Talvolta vere e proprie urla di dolore, in considerazione dell’emergenza sociale che stiamo vivendo. Siamo rimasti inascoltati. Nessun riscontro da parte di una Giunta regionale chiusa in una autoreferenzialità autarchica e miope”.

Sanità, vecchie e nuove povertà, non autosufficienza e mancato coinvolgimento delle parti sociali nelle scelte politiche davanti alla pandemia: sono i temi portanti dell’undicesimo Congresso regionale della Fnp Cisl Sardegna, al quale partecipano Gavino Carta, segretario generale della Cisl Sardegna e Piero Ragazzini, segretario nazionale della Fnp Cisl.

“La situazione sanitaria è molto difficile, siamo sull’orlo di un baratro, oltre che per eventi congiunturali anche per le scelte che la Regione sta facendo in perfetta solitudine – conferma Gavino Carta -. Il problema delle liste d’attesa, della sanità territoriale e la precaria situazione dei presidi ospedalieri ne sono la dimostrazione. Ricordiamo che questa giunta ha condotto la campagna elettorale sul tema della riforma sanitaria, ma ciò che riscontriamo è un ritardo gravissimo sia nella programmazione sia nei finanziamenti specifici. La rete dei Comuni non ha interlocutori in Regione e questo impedisce l’attuazione di reti efficienti di assistenza territoriale per le persone più deboli”.

[Foto d’archivio]

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