Alcoa, in 200 a Roma per la vertenza infinita. L’urlo: “Non molleremo mai”

Destinazione piazza Montecitorio, a Roma, per chiedere a gran voce un incontro con la presidenza del Consiglio dei ministri. Prima in autobus, dal Sulcis a Olbia, poi la traversata notturna in nave. Sono gli ex operai dell’Alcoa di Portovesme protagonisti di innumerevoli proteste, anche nella capitale, dove hanno fatto risuonare sui sampietrini i caschetti simbolo della loro battaglia.La fabbrica è chiusa a fine 2012, la multinazionale americana ha lasciato tutto e ancora si cerca un acquirente. Nel frattempo passano gli anni e governi, e finiscono anche gli ammortizzatori sociali previsti per chi è rimasto senza busta paga.

La cronaca. Arrivati a Civitavecchia, dopo essere partiti da Olbia, uno dei tre pullman al momento dello sbarco si è guastato. Il problema ha costretto gli operai a una sosta supplementare di circa un ora e mezza nel porto di Civitavecchia. Intorno alle 8 i pullman sono quindi potuti partire alla volta di Roma, scortati dalle auto di Polizia e Carabinieri. A metà mattina gli operai sono arrivati in Largo Argentina, poi a Piazza Montecitorio, presidiato dalle forze dell’ordine. Qualche momento di tensione, solo verbale, in testa al serpentone che scandisce al passaggio slogan e urla di protesta. E poi fischietti, bandiere, e gli immancabili caschetti con le date di tutte le manifestazioni (guarda il video). Di pomeriggio un operaio si è sentito male. Dopo un primo intervento del 118 l’uomo è stato accompagnato nell’ospedale piu’ vicino (il Santo Spirito) per ulteriori controlli e accertamenti.

Gli interlocutori. La delegazione puntava a un incontro con la ministra per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, e con il vice Claudio de Vincenti. Appuntamento previsto per le 14.30 con il sottosegretario De Vincenti. Oltre ai segretari territoriali e la Rsu di fabbrica ci saranno anche dai segretari nazionali di categoria.

IL VIDEO

Il viaggio, la solidarietà. La stanchezza sui visi degli operai in marcia verso la capitale. Non solo quella fisica per il viaggio sfiancante con poche ore di sonno. No, la stanchezza maggiore è quella psicologica, emotiva. E si percepisce dai discorsi sempre uguali. Alle manifestazioni si partecipa ma senza quella determinazione di un tempo. La vertenza infinita ha sfiancato anche gli irruducibili. Eppure si continua imperterriti con quello slogan-simbolo: “Non molleremo mai”. Su Facebook i tanti colleghi che non hanno potuto partecipare postano messaggi di sostegno come Pierangelo che scrive: “A vedervi in questo ennesimo viaggio non mi vergogno di dirvi che non ho potuto trattenere le lacrime. Purtroppo non ho potuto partecipare per problemi familiari. Ma non ho mai smesso di credere in questa nostra lotta. Vi ammiro e vi stimo per i sacrifici che state affrontando anche per me. Mi auguro che possiate portarci buone notizie. Sono con voi”.

LE FOTO

Le ragioni. Gli operai sperano in una soluzione definitiva della vertenza che consenta la riattivazione dello stabilimento di Portovesme. I manifestanti attendono notizie sulle decisioni di Glencore, la società svizzera che un anno fa aveva manifestato l’interesse ad acquistare lo stabilimento a certe condizioni, cioè la produzione di alluminio per almeno dieci anni in condizioni di superinterrompibilità. E sull’azione del governo al quale è stato chiesto da più parti, Giunta e Consiglio regionale compresi, di intervenire anche favorendo accordi bilaterali con Enel già realizzati in situazioni simili, e di trovare la strada per superare il tema degli alti costi dell’energia. “Questo silenzio ci preoccupa – ha detto Rino Barca della Cisl – il governo deve decidere se l’Italia intenda ancora produrre alluminio primario, domani chiederemo una risposta definitiva”.

 

Ca. Ma. 

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