Dal Barolo al Grana Padano, passando per la mozzarella di bufala campana: sono 26, tra Dop e Igp, i prodotti italiani che saranno tutelate in Cina, secondo l’accordo siglato dall’Ue e definito storico. L’intesa prevede infatti il mutuo riconoscimento di cento prodotti a indicazione geografica protetta. Tra questi c’è il Pecorino Romano, prodotto con il latte sardo. La lista finale di vini, formaggi e salumi è stata pubblicata dalla commissione. Nella lista dei cibi cinesi che entreranno nel registro Ue della qualità figurano il riso Panjin, diverse varietà pregiate di tè e le bacche di goji Chaidamu.
“Come Consorzio abbiamo lavorato in tutti questi anni per proteggere il nostro prodotto sui mercati internazionali, ed essere riusciti a farsi includere in una lista cosi ristretta di prodotti italiani già in prima battuta è il risultato di un lunghissimo lavoro”, spiega il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino romano, Salvatore Palitta. “La cooperazione tra Unione europea e Cina in questa materia è iniziata più di dieci anni fa, ma il primo atto concreto ci fu nel 2012 quando furono registrate e protette dieci indicazioni geografiche di entrambe le parti”. Per l’Ue, la Cina è la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari e la seconda destinazione di Indicazioni Geografiche (vini, prodotti agroalimentari e bevande spiritose), con un volume che ha raggiunto fra il 2018 e il 2019 i 12,8 miliardi di euro.
L’accordo Europa-Cina prevede un periodo di transizione triennale per quanto riguarda il Pecorino Romano. Al termine del periodo di ‘phase out’, di diversa durata a seconda delle Dop, spariranno quindi dal mercato cinese tutti quei prodotti che utilizzano in maniera impropria una denominazione (contraffazione e Italian sounding).
“Quella contro le contraffazioni e l’Italian sounding è una battaglia complessa, impegnativa e sicuramente ancora molto lunga. Una battaglia che il Consorzio continuerà a combattere in prima linea, come ha fatto in tutti questi anni parallelamente a quella già vinta sui dazi Usa, per tutelare un prodotto che è simbolo della Sardegna ed è determinante per la sua economia”, conclude Palitta.