Agricoltura, Coldiretti: “Regione non ha speso 26 mln del Piano sviluppo rurale”

La Sardegna non è riuscita a spendere 26 milioni del Piano di sviluppo rurale (Psr). Classificandosi al terzo posto nella lista nera delle regioni meno virtuose nell’utilizzo delle risorse. Lo denuncia il presidente regionale di Coldiretti, Battista Cualbu. Ma non ci sono solo ombre, l’organizzazione parte dalla premessa che comunque è stato ridotto al 2% l’ammontare dei soldi da restituire all’Ue.

“Una premessa dovuta – sostiene Cualbu – vista l’emergenza in cui ci siamo trovati e vista l’ennesima partenza a rilento anche di quest’anno in cui in quattro mesi, da gennaio a aprile, non abbiamo speso neppure 200mila euro (182.184). Dunque possiamo dire che si sono limitati i danni, ma non ci sono assolutamente le condizioni per festeggiare: una Regione che non è riuscita a spendere 26 milioni di euro (tra fondi comunitari, statali e regionali) e che si classifica al terzo posto della lista nera delle Regioni che disimpegnano più fondi comunitari (dopo Sicilia e Campania) dovrebbe piuttosto fare autocritica e chiedersi il perché continuiamo sempre a commettere gli stessi errori”.

Il Psr 2007-2013 è cofinanziato dall’Ue, dallo Stato e dalla Regione. La quota dell’Ue – secondo i dati Coldiretti – ammontava a circa 572 milioni, circa il 44% della dotazione finanziaria complessiva del Programma. Il restante 56% di risorse (728 milioni) era garantita invece dalle risorse Statali (circa 628 milioni) e Regionali (circa 100 milioni, per un totale complessivo del Psr di circa 1,3 miliardi di euro. “Ai fondi disimpegnati – ricorda ancora il presidente della Coldiretti – occorrerebbe affiancare anche una scheda riepilogativa della qualità della spesa. Perché la nostra Regione si porta dietro da sempre la brutta abitudine di inchiodarsi alla burocrazia e a scelte politiche poco coraggiose: si spulciano e fanno le radiografie, correggendo anche le virgole ai progetti dei nostri imprenditori agricoli per anni, per poi aprire gli argini negli ultimi mesi a spese non prioritarie”.

Foto Roberto Pili

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