Sono poche pagine che lasciano l’amaro in bocca e il rimpianto di non aver potuto leggere di più. Lo scrittore siciliano Andrea Camilleri ci stava lavorando prima della morte – avvenuta il 17 luglio di quest’anno – e purtroppo il racconto è rimasto incompiuto: un omaggio allo scrittore cagliaritano Sergio Atzeni e nello specifico al suo primo romanzo, L’Apologo del giudice bandito, uscito nel 1986. L’occasione è data dai cinquant’anni di Sellerio, casa editrice fondata a Palermo da Elvira ed Enzo nel 1969 e che porta il loro nome. Camilleri per anni è stato lo scrittore di punta della casa siciliana e Atzeni ha iniziato la sua carriera proprio lì: mandò il manoscritto dell’Apologo nel 1985 e il testo finì tra le mani di Elvira, che ne rimase entusiasta. “Lo lessi con avidità una notte d’estate e mi sembrò bellissimo”, disse poi. Il libro uscì nella collana più iconica, La memoria, quella dal formato tascabile tendente al quadrato e dal classico colore blu che ormai identifica fortemente la casa editrice palermitana.
In occasione dell’anniversario Sellerio ha messo in cantiere un volume intitolato Cinquanta in blu, con una serie di racconti dei suoi scrittori di punta, cui l’editore aveva affidato un’unica consegna: scegliere un titolo dal catalogo, un volume da cui prendere spunto per scrivere un racconto originale. Un modo per celebrare la storia culturale della casa editrice mettendo in contatto scrittori e opere diverse. “Lo scrittore avrebbe rivissuto la propria, complessa, esperienza di lettura trasfigurandola in una storia e condividendola con il lettore – si legge nell’introduzione del volumetto -. (…) Il risultato sono brevi opere, vibranti (testimonianze – diciamo per inciso – anche dei legami tra gli scrittori e la casa editrice)”.
Non deve essere un caso che Camilleri abbia voluto dedicarsi al primo titolo di Sellerio dello scrittore sardo. Un libro piccolo e importante che la casa siciliana continua a ristampare da trent’anni, insieme agli altri titoli di Atzeni in catalogo: Il figlio di Bakunin, Raccontar fole, Gli anni della grande peste fino a Bellas mariposas, il racconto capolavoro – postumo – che Atzeni volle affidare alla casa siciliana, anche se ormai i suoi ultimi romanzi erano usciti per Mondadori. L’Apologo è ambientato a Cagliari nel 1492 e racconta la storia di un auto da fé dell’Inquisizione contro le locuste che infestavano la Sardegna, con tutto il vociare intorno al processo e una serie di personaggio che gli gravitano intorno.
Il testo di Camilleri si sviluppa in poche pagine. C’è un mistero legato a un pacchetto da consegnare e a una copia dell’Apologo di Atzeni, che Camilleri porta con sé per vincere la noia del viaggio in treno e che diventa un segno di riconoscimento tra lo scrittore siciliano e una figura misteriosa cui gli viene chiesto di dare qualcosa. Non ci sono appunti di Camilleri su come sarebbe proseguito il racconto e quindi non sapremo mai in che modo il romanzo di Atzeni avrebbe avuto “effetti” sul testo. C’è però un siparietto che vede coinvolto lo scrittore siciliano e un tale che lo chiama a casa, subito dopo aver messo il libro in valigia. “Perdoni se le rubo qualche minuto, sto conducendo un’inchiesta sui libri che gli italiani amano leggere. Lei per caso in questo momento ne sta leggendo qualcuno?”. Risponde di sì e la voce sconosciuta gli chiede di che si tratti: “Mi può dire il titolo per favore?”. E dopo averlo fatto la voce risponde: “… che strano cognome”. “Non c’è niente di strano – replica piccato Camilleri -, è un cognome sardo”.
Andrea Tramonte