di Andrea Tramonte
Ortueri è un paese collinare con un paesaggio scandito da sughere, querce, lecci e vigneti. Un borgo di granito e basalto con case basse che imprimono al luogo una identità molto precisa, tra vicoli stretti e stradine in acciottolato. Alla fine degli anni Ottanta ci vivevano 2.300 persone ma oggi gli abitanti sono poco più di mille. Anche il paese del Mandrolisai deve affrontare il problema dello spopolamento, il rischio di essere progressivamente abbandonato, la scomparsa dei giovani per assenza di prospettive, sociali e lavorative. Ma la comunità resiste e anzi prova a guardare al futuro cercando di individuare percorsi per invertire il trend, dare opportunità di lavoro, crescita e confronto. Da qualche tempo l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Carta porta avanti insieme alla cooperativa Sardarch un progetto chiamato Framentu. Il nome ha un senso: significa “lievito madre” e indica in modo ampio generatività, capacità di dare vita, attivare. Nel dettaglio cerca di costruire un percorso in grado in primis di rafforzare il tessuto sociale del paese, e poi costruire nuove strade per valorizzare le caratteristiche del borgo dando loro una prospettiva diversa, economica e culturale insieme.
Tutto ruota intorno al tema della cooperativa di comunità, un modello di innovazione sociale dove sono i cittadini stessi a farsi carico di produrre beni e servizi, cercando di far crescere il territorio. Il Comune tempo fa ha chiesto a Sardarch di redigere il nuovo Piano urbanistico e poi di farsi venire idee per sperimentare nuove forme di coinvolgimento della comunità nella vita economica e culturale del paese. Così il progetto Framentu si muove in due direzioni: quella di recuperare edifici pubblici e spazi comunali cercando di individuarne le potenzialità e possibili utilizzi futuri, e poi quella della creazione della cooperativa di comunità in modo da valorizzare degli aspetti decisivi della vita economica del borgo, stimolando i cittadini a partecipare attivamente alla vita di Ortueri, rimboccandosi le maniche e provando a immaginare il futuro. Tra i luoghi individuati per pensare a nuovi modelli di fruizione e sviluppo c’è il Parco dell’asino sardo Mui Muscas, dedicato alla salvaguardia di una specie in via di estinzione, un vero e proprio simbolo identitario del borgo. “Il Comune ha sottoscritto un accordo per un progetto in collaborazione con l’Università di Sassari – racconta l’architetto Matteo Lecis Cocco Ortu di Sardarch – per creare un polo di sperimentazione e ricerca sugli asini sardi nell’ottica di usarli per alcune terapie indirizzate ai disabili, usare delle strutture di accoglienza come queste persone rispondono nell’interazione con gli animali. Il paese vuole fare del Parco un centro di attività didattiche, ricerca, formazione dei professionisti e degli operatori, nonché un centro specializzato in interventi assistiti con gli animali di natura educativa e terapeutica”. Insomma, intorno agli spazi pubblici c’è un programma di azioni di rigenerazione urbana guidato dalla consulta giovanile e un percorso per la gestione sociale degli spazi pubblici sottoutilizzati.
Le idee sono tante e Framentu ha coinvolto fin dall’inizio diversi giovani del paese – in particolare quelli della Consulta giovanile che si è ricostituita da poco – per valorizzarne le energie e aiutarli a dare un contributo alla vita del borgo. Per la cooperativa di comunità si stanno individuando gli ambiti di riferimento su cui puntare. “L’idea è quella di creare opportunità per rimanere a vivere e lavorare a Ortueri – racconta Lecis Cocco Ortu -. Con il nostro accompagnamento, la comunità ha individuato principalmente due ambiti d’azione: uno è quello legato alla costruzione di una squadra per lavori agricoli, per rispondere alla domanda di lavoro per curare le vigne, gestire i boschi, ma anche per conservare e valorizzare la biodiversità. In particolare qui c’è un settore vitivinicolo importante – con il Mandroliasi Doc – e ci sono diverse cantine nel territorio”. L’altro settore è quello dell’accoglienza e del turismo, con la creazione di servizi per i viaggiatori che arrivano a Ortueri. Esperienze in primis, legate alle tradizioni del borgo, alla sua identità culturale e agropastorale. “Tante sono le proposte: si è pensato a passeggiate con gli asini, a laboratori artigianali con le signore del paese che producono il pane con tecniche tradizionali, ai pastori che fanno il formaggio”. In particolare c’è S’angule, un dolce tipico dedicato al patrono San Nicola. Una torta di pane la cui preparazione è un rituale dalle radici antiche e che può essere valorizzato non solo come segno di identità e di appartenenza a una comunità ma anche in funzione economica. Come il paesaggio, che è stato protagonista di un progetto di tutela chiamato Longevitas Mandrolisai per valorizzare il territorio di Ortueri e di altri paesi della zona. Il progetto ha ottenuti il riconoscimento del ministero della Cultura con l’assegnazione del Premio nazionale del paesaggio e l’inizio di un percorso che ha portato alla nascita dei Registri comunali dei vigneti storici del territorio. Ora l’obiettivo è quello di costruire, in sinergia con i comuni di Atzara, Meana Sardo e Sorgono, un Ecomuseo dei Mandrolisai, ulteriore tassello di un lavoro che vuole portare il paese non solo a resistere, ma a affrontare il futuro con slancio.
(Foto di Cedric Dasesson)