Insulae lab, a Berchidda jazz tutto l’anno. Paolo Fresu: “Il paese si alimenta di musica e creatività”

Andrea Tramonte

“La cultura può dare un nuovo ruolo ai piccoli borghi in via di spopolamento”. Il musicista jazz Paolo Fresu ne è convinto da tempo e tutto l’impegno che ha messo per la “sua” Berchidda ne è testimonianza plastica. Il Time in Jazz è da anni uno dei festival musicali più riconosciuti e apprezzati a livello internazionale e ha progressivamente modificato la cultura del paese, la sua identità più profonda: dall’economia basata sulla pastorizia e sulla produzione di latte e formaggio all’economia della cultura. La musica è talmente entrata nel tessuto connettivo della comunità berchiddese che da un anno è nato un centro di produzione legato al jazz, Insulae lab: uno spazio – fisico e ideale – destinato a residenze artistiche legate al jazz con musicisti che arrivano in paese da tutte le isole del Mediterraneo per creare progetti nuovi, nati, pensati e suonati in loco, e poi esportati. I musicisti si trovano per una settimana nel cinema di Berchidda, il teatro Santa Croce, suonano e vivono il paese. “C’è uno scambio di relazioni umane ma anche di cibo, ospitalità e storie che è anche una chiave per leggere il presente e il futuro del borgo”, racconta Fresu a Sardinia Post facendo un bilancio del progetto. “Raccoglievo quotidianamente le sensazioni dei musicisti che si sono trovati a vivere questa esperienza. Portano una ventata di novità nella comunità e il paese si arricchisce di figure come la loro, che arrivano con una creatività che permea la cittadinanza stessa”. Uno scambio che non è unidirezionale ma che si anima di confronto quotidiano. “Uno dei musicisti mi ha scritto una lettera raccontandomi che si era ritrovato a camminare nelle vie di Berchidda. Vedeva i fiori nei balconi delle case ed è rimasto colpito perché nella sua città d’origine non ce n’erano. A un certo punto è uscita una vecchia signora che lo ha visto guardare i fiori e gli ha detto di entrare a casa, così gli avrebbe raccontato il modo in cui vivono”. 

Esistono altri quattro centri di produzione di jazz in Italia: a Roma, Pescara, Firenze, Novara. E poi Berchidda, il centro più piccolo, che ha giovato non solo della riconoscibilità di Fresu ma anche di decenni di esperienza del Time in Jazz. I due progetti – distinti – si animano reciprocamente. “Insulae è un luogo per produrre musica che poi esportiamo laddove i progetti sono richiesti – precisa Fresu -. Il festival rimane autonomo e distinto. Ma certo il centro di residenza si rifa al Time in Jazz, che ha seminato a lungo su un terreno che è stato reso sempre più fertile”. Insulae diventa anche un modo per portare cultura a Berchidda tutto l’anno e non solo nei giorni dell’evento estivo. “Il festival si consuma nell’arco di dieci giorni ma è a lento rilascio. C’è una grande preparazione prima e lascia strascichi che rimangono a lungo. Del resto non è un festival in cui vieni a sentire i concerti e vai via: si basa su relazioni profonde anche con il luogo che lo ospita. Ma certo il centro di produzione permette al paese di vivere musica e creatività tutto l’anno”. Un’idea che Fresu del resto coltivava da tempo. Nella sede della berchiddese – l’ex cooperativa del latte di cui era socio anche il padre pastore – nascerà il Laber, un centro di produzione culturale attivo tutto l’anno su 4mila metri quadri, la cui ristrutturazione è rimasta bloccata per un contenzioso tra la ditta che aveva vinto l’appalto e la seconda classificata. “Il paese diventa un luogo produttivo che fa affidamento sugli ex luoghi di produzione casearia. Abbiamo acquistato un altro stabile – che abbiamo chiamato Sa Casara – che è diventato la sede dei nostri uffici e archivi, dove c’è una collezione di arte contemporanea e organizziamo mostre di fotografia. Le cose cambiano, ed è importante che quei luoghi non siano cattedrali nel deserto”. 

Insulae Lab è un’iniziativa dal forte impatto sull’indotto: più di 1000 giornate lavorative sul lato artistico, e decine di persone impiegate nell’organizzazione e nella comunicazione. Ci sono altri 40 concerti in programma con 10 nuove produzioni originali già in calendario e 20 ospiti pronti ad esibirsi sui palchi d’Europa, per un totale di 300 musicisti mediterranei coinvolti. L’obiettivo è creare connessioni tra le isole stabilendo una rete nel Mediterraneo(quest’anno anche Cipro e le Baleari, oltre Sardegna, Sicilia e Corsica) facendo collaborare artisti giovani ed esperti che possano delineare nuove rotte della musica. Jazz ma anche linguaggi affini, con collegamenti con l’arte contemporanea (l’anno scorso un progetto dedicato a Nivola, quest’anno a Maria Lai). “Un laboratorio perenne con numeri importanti e tante professionalità in campo – dice Fresu -. Una occasione per immettere buona cultura ed economia nell’Isola. E dare un nuovo ruolo ai borghi”. 

Andrea Tramonte

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