Indipendentismo, ancora repliche al Corriere ma il tema divide

In Sardegna continua a far discutere il commento di Aldo Cazzullo pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 20 ottobre sulle posizioni indipendentiste di una minoranza dei sardi. Il giornalista si era detto “amareggiato al pensiero che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”.

Dopo la risposta dello storico Francesco Casula, al giornalista è arrivata anche la replica di Giuseppe Melis professore di marketing all’Università di Cagliari. SardiniaPost ha chiesto inoltre un’opinione sul tema a Gian Giacomo Ortu, docente di Storia moderna nell’Ateneo del capoluogo, e Pier Franco Devias, indipendentista del partito Liberu (Lìberos Rispetados Uguales). 

Giuseppe Melis

Dunque perché i sardi dovrebbero sentirsi indipendentisti? “Per restituire identità e dignità al popolo sardo” spiega Melis: “Cazzullo dice che ‘la bellezza di essere italiani ed europei è appunto nella diversità’. Magari l’Italia fosse così. Purtroppo è stata costruita con l’annichilimento e la folklorizzazione delle stesse e la Sardegna ne è l’esempio più limpido. Questa mia affermazione non è frutto di ideologie ma di un’analisi che combina approccio metodologico e fatti storici. La Sardegna fino al 1720 ha avuto una sua storia diversa da quella del Continente e della Sicilia. Il fatto che l’Italia non rispetti e non valorizzi le diversità risale al processo costituente quando venne affossato il progetto federalista (modello inclusivo) per optare a favore di uno Stato unitario (modello integrativo basato sulla imposizione di una cultura a un’altra)”. 

Melis cita la Svizzera come caso da prendere in considerazione: “È un fulgido esempio di unità nella diversità dove i cantoni hanno una loro lingua. Ecco, la scelta dell’Italia di imporre l’italiano ai sardi e di criminalizzare chi si esprimeva in sardo, a cominciare dalla scuola, dimostra inequivocabilmente l’approccio coloniale di una parte sull’altra. Io penso invece che noi abbiamo una nostra identità e che su questa vogliamo costruire il nostro presente e il nostro futuro, stando nel mondo, utilizzando la conoscenza, il sapere, le tecnologie e quant’altro serve per ritagliarci uno spazio di esistenza e sopravvivenza di millenni di storia e cultura, confrontandoci con altri come in tanti hanno fatto e fanno, impegnandosi quotidianamente per restituire dignità a questo popolo che vuole partecipare al consesso europeo, mediterraneo e mondiale con uguale dignità”.

Pier Franco Devias

Sta dalla stessa parte il segretario di Lìberu Pier Franco Devias che traccia un solco tra essere italiani e sardi: “Le parole di Aldo Cazzullo rientrano pienamente in un’ideologia imperante in una certa intellighenzia, ovvero la concezione che la Sardegna debba essere italiana e questo dogma non debba mai essere messo in discussione. La nostra Isola  – prosegue – è stata una nazione parecchi secoli prima che l’Italia nascesse. Considerare le nazionalità in base alle annessioni è un po’ pericoloso perché facendo questo ragionamento allora anche gli eritrei sarebbero dovuti essere italiani. Le nazioni esistono a prescindere dai confini statali. Il diritto all’autodeterminazione dei popoli vale per tutti, non possiamo far finta che non esista quando riguarda il cortile di casa nostra. Riguardo ai morti c’è da ricordare che sono morti tantissimi sardi per ribellarsi ai Savoia. Le nazioni – conclude – sono intese in base a specificità storiche, geografiche, linguistiche, culturali, economiche. La Sardegna in tutto e per tutto è una nazione. Storicamente è stata diversa dai popoli della penisola italiana e quando ha avuto dei contatti sono stati contatti conflittuali e di dominazione. Questo è avvenuto dal periodo romano in poi”.

Gian Giacomo Ortu

Tranchant e di senso opposto invece il commento dello storico Gian Giacomo Ortu: “È un tema ormai usurato. Ho già scritto e detto in tante occasioni di essere contrario a qualsiasi forma di indipendentismo della Sardegna. Tornarci dopo che la questione ha avuto una qualche rilevanza politica negli anni ‘70 e ‘80 e anche più recentemente mi sembra ormai inutile. Nei miei libri ho scritto e spiegato che la storia della Sardegna è ben più complessa di quanto si creda”.

A.D

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