Indipendentismo, lite sul Corsera. Casula a Cazzullo: “Noi siamo la Nazione sarda”

Nei giorni scorsi sul Corriere della Sera è stata pubblicata una lettera a firma dello storico Francesco Casula, intervenuto in risposta al giornalista Aldo Cazzullo che dichiarava di sentirsi “amareggiato” al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi” pronti ad “abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”.

Il tema dell’indipendentismo continua a essere divisivo, ma non smette di interessare. Per questo il nostro giornale ha contattato il professore, da cui abbiamo ricevuto – e volentieri pubblichiamo – la lettera integrale indirizzata a Cazzullo e solo in parte leggibile sul quotidiano di Milano.

Egregio Dottor Aldo Cazzullo

Aldo Cazzullo

Lei sul Corriere della Sera del 20 ottobre scrive di essere amareggiato al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”.

Ma non ha ragione di amareggiarsi. Per il semplice motivo che i sardi sono sardi non italiani. O forse che prima eravamo spagnoli? E ancor prima catalano-aragonesi? O fenici durante la loro “colonizzazione”? O cartaginesi, o romani, o vandali o bizantini durante la loro dominazione?

Noi Sardi siamo certo cittadini italiani, ma di nazionalità sarda.

Ho l’impressione che Lei confonda Stato con Nazione. Quando la differenza è ciclopica e pure evidente. E, come recita l’apoftegma latino, De evidentibus non est disputandum!

Ricordo comunque che la Sardegna, storicamente, è entrata ed è stata incorporata (e finanche coattivamente) nell’orbita italica – a parte la breve parentesi pisana e genovese nei secoli XI-XIII – solo nel 1720 quando venne ceduta al Piemonte, per un baratto di guerra, ai Savoia che diventarono re e si dimostrarono in 226 anni di dominio e sgoverno, tiranni oltremodo reazionari ma soprattutto ottusi famelici e sanguinari.

Siamo Sardi e siamo, da sempre una Nazione: per storia, diversa e dissonante rispetto alla coeva storia italiana ed europea; per lingua (nata e affermatasi quasi 300 anni prima della lingua italiana e per più di 400 anni lingua ufficiale e cancelleresca nei regni giudicali ); per cultura e tradizioni, peculiari e specifiche.

Il “sentimento” nazionale sardo è viepiù largamente presente fra i sardi, oggi: alla faccia di chi ha sempre tentato di “snazionalizzarci” e “dessardizzarci”, privandoci della nostra Identità etno-nazionale.

Ricordo che nel 2012, in una indagine, voluta e finanziata dalla Giunta regionale e svolta dal Dipartimento universitario di ricerche economiche e sociali di Cagliari e da quello di Scienza dei linguaggi dell’Ateneo di Sassari, è emerso che il 27% si sente sardo e non italiano; il 38% più sardo che italiano; il 31% tanto l’uno che l’altro e solo il 3% più italiano che sardo e l’1% esclusivamente italiano.

Francesco Casula

Ma si tratta solo di un “sentimento”, di un “umore”? O, meglio, di un ri-sentimento e di un malumore nei confronti dello Stato italiano, storicamente ostile nei confronti dell’Isola? No, c’è di più: a mio parere sta maturando una nuova consapevolezza e coscienza della propria “diversità” e “specificità” e dunque dell’essere “Nazione”. Che ha il diritto storico all’Autodeterminazione – peraltro garantita da tutti i Trattati e Convenzioni internazionali – e all’Indipendenza.

Non si amareggi dunque Dottor Cazzzullo: la nostra Patria (e Matria) è la Sardegna non l’Italia. Nessun abbandono quindi. E smettetela di rivolgerci la becera accusa di “separatismo”. Siamo noi Sardi che accusiamo lo Stato Italiano di essersi, da sempre, “separato” dai nostri bisogni, materiali, culturali e linguistici, E di volerci ancora dominare – e con quale spocchia! – sia culturalmente che linguisticamente!

Noi vogliamo semplicemente la nostra liberazione nazionale. Aperti al mondo e al suo respiro. Vogliamo andare in Europa, senza passare per la prigione italica, in una Europa dei popoli, sociale, solidale e multiculturale e plurilingue.

Francesco Casula

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