di Andrea Tramonte
Daniela Pes torna in Sardegna dopo una lunga serie di tappe all’estero, un tour europeo che ha rappresentato un salto di qualità nel percorso della cantante e musicista gallurese. L’esordio dell’anno scorso con Spira – uscito per Tanca Records con la produzione di lusso di Iosonouncane e vincitore del Premio Tenco come migliore opera prima – è stato accolto molto positivamente da un pubblico che col passare dei mesi è cresciuto, si è ampliato, fino a creare un vero e proprio fenomeno di culto nella musica indipendente italiana. Poi la necessità di varcare i confini, di confrontarsi con contesti nuovi e anche meno familiari. “È stato molto impattante – racconta a Sardinia Post -. Speravo di uscire fuori dall’Italia abbastanza presto e nelle primissime date in Spagna, Belgio e Germania ho incontrato tra il pubblico molti italiani e molti sardi. Poi nel corso del tempo ho visto sempre più persone del luogo e questo mi ha dato l’idea del fatto che l’album aveva raggiunto nuovo pubblico internazionale”.
Oggi Daniela Pes è in concerto a Lo Quarter ad Alghero per il festival Abbabula a cura de Le ragazze terribili, domani invece sarà alle miniere di Montevecchio di Guspini per A Innantis festival (organizza Mis). Saranno gli ultimi live sardi per un po’ di tempo e comunque gli ultimissimi a supporto di Spira: il tour in trio in Italia si ferma ufficialmente il 12 ottobre mentre lei proseguirà in solo in Europa, ma con meno intensità rispetto a questa fase in cui ha macinato chilometri: “Ho bisogno di avere più tempo per staccare ed elaborare nuovi pensieri per nuovi progetti”, spiega. “Queste date le vivo con una emozione fortissima. Sto tornando a casa in un ambiente in cui mi è capitato di vivere in momenti di grande fatica, e lo faccio con il mio trio e le persone con cui sto lavorando da un anno e mezzo, nella sua forma più grande. Saranno sicuramente dei momenti speciali”.
Due giorni fa Pes ha vinto il premio discografico Mario Cervo a Olbia. “Ricordo che mi è capitato di seguirlo in diverse occasioni e ho avuto modo di assistere a concerti di grandi artisti sardi come Paolo Angeli, Paolo Fresu, Gavino Murgia, che mi hanno sempre ispirata e continuano a farlo ancora oggi. Essere nella cinquina di quest’anno, essere andata lì a suonare è stata una vera soddisfazione”. La dimensione live del tour di Spira è partita in duo e poi è diventata una formula a tre, con Maru Barucco e Mariagiulia degli Amori. “Maria si è aggiunta dopo, aveva registrato le percussioni nell’album – racconta -. Il set ha preso una nuova vita e abbiamo portato il concerto a un altro stadio. I brani respirano in maniera diversa, sono più corposi, energici”. Come cambia il rapporto con il disco dopo tante date, dopo più di un anno dall’uscita? “Portandolo in giro così tanto sto cercando di dialogare molto con le mie musiciste, dare nuovo slancio alle varie sezioni – racconta -. Apriamo slarghi e improvvisazioni aggiungendo cose nuove. Percepisco che il nucleo della scrittura sia così forte da permetterci di giocare live senza perdere l’essenza dei brani. Sento che continuano a riverberare, hanno la loro compiutezza che mi dà il margine e la libertà di giocarci, di espanderli”.
Le date all’estero hanno dato una nuova consapevolezza a Daniela, nuove prospettive sul suo percorso artistico. “Mi sono sentita in una dimensione molto giusta – ragiona lei – nel confronto con numerosi artisti che propongono progetti di ricerca. In Italia ho fatto più fatica a trovare questo confronto. Vorrei sempre più proiettarmi in una dimensione estera perché trovo più vicinanza artista a quello che ho fatto con Spira. Queste esperienze mi hanno dato ancora fiducia nella serata intrapresa, nel coraggio di osare ed essere ancora più liberi di sperimentare, senza rimanere dentro alcun tipo di codice”. Questo però non significa necessariamente che in futuro Daniela Pes radicalizzerà ancora di più la sua formula: il percorso è ancora da scrivere e libertà significa anche non escludere una strada più “pop”. “È possibile che succedano entrambe le cose – spiega – e non so in quale ordine. Dipende da quello che effettivamente scriverò, non ha senso decidere prima. Ho intenzione di accumulare materiale e quando ne avrò abbastanza capirò quale sarà la direzione da prendere, quale forma dare. Radicalizzare la proposta o scrivere musica più pop: vedo entrambe le strade come possibili”.
Ora la priorità è dedicarsi al suo linguaggio, approfondirlo, affinarlo sempre di più, ragiona lei parlando delle richieste di collaborazione che le sono arrivate negli ultimi mesi. E che ha declinato, per il momento. “Devo dedicare tempo a me stessa e affinare, radicalizzare il mio linguaggio prima di fare collaborazioni con altri ed entrare in contatto con una dimensione artistica forte di altri musicisti e autori”. E alla domanda sugli artisti sardi che stima di più – oltre ai già citati e al suo mentore Iosonouncane – lei cita: “Makika, bravissimo, Marco Peru aka Life on a String, Beeside, Luigi Frassetto, Filippo Lacana. E Francesca Corrias, la cantante che più mi ha stimolata, in Sardegna ma direi in generale in Italia”.