L’arpeggio minimale di synth introduce un brano che si muove sospeso, onirico e seducente, per poi risolversi in una ulteriore stratificazione di elettronica, chitarra acustica e percussioni in un crescendo dentro il quale abbandonarsi. Su tutto svetta la voce di Daniela Pes – musicista e cantante gallurese classe 92, nata a Tempio Pausania ma di stanza a Sassari – che intona parole di puro suono quasi come se riproducesse il canto di un antico rituale. Il pezzo si intitola Carme ed è il suo primo singolo. È uscito oggi su tutte le piattaforme e anticipa la pubblicazione del suo primo album, Spira: il disco verrà pubblicato il 14 aprile dall’etichetta Tanca Records di Iosonouncane, che ne cura anche la produzione. Un sodalizio artistico che si percepisce immediatamente: nel mood del pezzo, nei suoni, nell’impronta elettronica e in particolare nella coda strumentale finale che crea un collegamento con le tracce più “morbide” dell’ultimo disco di Incani, Ira.
Ad accompagnare l’uscita del singolo anche un videoclip che vede la collaborazione tra Alessandro Gagliardo, già regista di “Gli ultimi giorni dell’umanità” con Enrico Ghezzi e “Sacramento”, e la fotografa Piera Masala: una sovrapposizione di foto, video d’archivio e girati recenti ambientati a Monteleone Rocca Doria, un piccolo borgo di 125 abitanti a 400 metri sul livello del mare, per stimolare l’immaginazione nel viaggio sonoro e onirico di Carme.
Daniela Pes respira musica da quando è nata. Il padre è multistrumentista, il fratello maggiore pianista e quello minore batterista. Fare musica era praticamente inevitabile in un contesto del genere. La sua formazione – non solo accademica – è legata innanzitutto al jazz. Poi ha deciso di prendere una pausa per capire in quale direzione proseguire, soprattutto nel tentativo di cercare un nuovo equilibrio tra l’istinto legato al jazz – e quindi alla musica strumentale, spesso improvvisata, con un approccio ‘aperto’ – e la necessità di dare ordine, struttura ai suoi brani. È in questo periodo che nasce il rapporto artistico con Iosonouncane – al secolo Jacopo Incani, musicista di Buggerru – con cui inizia una collaborazione molto fitta che poi porta alla nascita dei brani in uscita nel disco. Lavorano a distanza, poi alcune sessioni a Bologna che servono a dare ‘corpo’ alla scrittura di Daniela e Jacopo insieme a una decisa virata verso l’elettronica. Sui testi ha lavorato a livello di suono, usando la voce come uno strumento. Ed è un approccio che si intuisce subito ascoltando il singolo: una lingua enigmatica che tiene insieme parole galluresi, frammenti di vocaboli italiani e altri totalmente inventati.