Bauladu, street art anti-spopolamento: Sten e Lex nei muri del centro culturale

La loro vita negli ultimi due mesi ha subito un rallentamento notevole. Dai ritmi frenetici della Capitale ai tempi più dilatati di un piccolo paese dell’Oristanese il salto in effetti può essere spiazzante, se non ci si è abituati. Sten e Lex però l’hanno vissuto particolarmente bene. “I primi dieci giorni a Bauladu pioveva e quindi siamo rimasti prevalentemente a casa davanti al camino: era bellissimo e ipnotizzante”, raccontano i due street artist, lui di Roma e lei di Taranto, entrambi di 37 anni. Sten e Lex hanno vissuto in paese per quasi due mesi per realizzare dei lavori nelle facciate del Centro civico culturale di Bauladu (Cccb), uno spazio dedicato alla cultura che comprende la biblioteca e un auditorium. Le opere sono quasi terminate e verranno inaugurate a fine marzo, in occasione del festival letterario Ananti de sa Ziminera che si svolge ogni anno in paese. Sono dei lavori astratti in bianco e nero realizzati attraverso una tecnica che li ha resi famosi in tutto il mondo, lo stencil poster. “Si tratta di manifesti che incolliamo al muro e che poi ritagliamo: ci dipingiamo sopra e distruggiamo la matrice per far emergere l’opera finale”, sintetizzano i due.

Le opere sono di due tipi: uno dei disegni si intitola ‘Confini’ e rappresenta una mappa, una geografia immaginaria composta da luoghi inventati. Gli altri tre invece rientrano nella serie dei ‘Paesaggi urbani‘ e si basano su delle geometrie che ricordano le decorazioni dei tappeti sardi. “È stato solo durante il lavoro che ci siamo resi conto delle similitudini, anche perché alcuni abitanti del paese ce le hanno fatte notare – raccontano i due artisti -. Sono trame geometriche che non si ripetono in modo regolare. Per questo motivo abbiamo deciso di chiamare questi lavori ‘Arazzi‘. In effetti il lavoro è stato lungo e paziente come al telaio: per ottenere il risultato finale devi ritagliare riga per riga ogni piccola porzione”. I lavori sono astratti ma ricordano delle figure familiari: “Un arazzo assomiglia a un’onda, un altro sembra una montagna. In quest’ultimo sembra ci sia anche l’edificio di piccola chiesa su una collina che c’è qui a Bauladu. Ma forse sono suggestioni nostre. L’astrazione consente di vedere nei lavori sempre cose diverse”.

La scelta del loro lavoro è stata fatta in modo consapevole dal sindaco del paese, Davide Corriga Sanna, come opera “di rottura” rispetto al tradizionale muralismo sardo di tipo figurativo. Il paese negli ultimi dieci anni si è caratterizzato per la sua forte impronta culturale, come una vocazione: l’idea è che per ridare vita a un paese a rischio spopolamento – oggi ci abitano meno di 700 persone – si debba scommettere sulla capacità di immaginare un futuro diverso per la propria comunità, sull’innovazione, l’apertura e la voglia di dare prospettive ai giovani. La riqualificazione del Centro serve a dotare il paese di un luogo fortemente orientato alla cultura, dove ospitare incontri, dibattiti, concerti, proiezioni di film. Tutto l’anno, e non solo in occasione dei due festival di Bauladu, Ananti e il Du (quest’ultimo in stand by, potrebbe ripartire l’anno prossimo).

“Stiamo facendo rinascere uno spazio che ha una storia lunga – racconta il sindaco -. È stato il primo centro di cultura popolare in paese – parliamo del ’65 – e uno dei primi in Sardegna. Poco dopo è stata istituita una delle prime biblioteche sarde e in quegli spazi sono nate compagnie teatrali e iniziative per la lotta all’analfabetismo”. Per ridare vita a un luogo con una lunga storia alle spalle e ambizioni forti per il futuro, in paese hanno scelto di creare una identità visiva che la connotasse in modo forte. La scelta è caduta su Sten e Lex, artisti noti in tutto il mondo: le loro opere si trovano a New York, Londra, Parigi, Barcellona, Roma e in curriculum vantano anche l’invito di Banksy al festival che l’artista inglese ha organizzato a Londra nel 2008. “Non volevamo un lavoro figurativo ma qualcosa che comunque andasse a richiamare la tradizione del paese e dell’Isola – spiega Corriga -. Nei loro lavori minimali e in bianco e nero abbiamo visto dei riferimenti all’arte contemporanea sarda: dai reticoli di Pinuccio Sciola ai fili di Maria Lai fino ai blues di Antonio Atza, l’artista più importante di Bauladu. Per ripensare lo spazio ci siamo ispirati all’auditorium Luis Elizondo, a Monterrey in Messico: Sten e Lex hanno dipinto un’ampia facciata”.

Il tema del lavoro di rottura va di pari passo con quello dell’accoglienza della comunità. “Sappiamo che le nostre opere all’inizio destano un po’ di stupore – raccontano gli artisti -. Avevamo paura che ci dicessero: sì ok, ma cosa rappresenta? Le persone magari si aspettano dei murales figurativi. Ma abbiamo visto interesse e una buona accoglienza. I primi feedback positivi sono arrivati dai bambini che una volta alla settimana vanno in biblioteca. Poi anche gli altri pian piano si sono avvicinati. Pensavamo potesse andare peggio, che non sarebbe piaciuto. Ma l’arte urbana ha preso piede dappertutto e in Sardegna c’è molto fermento. La nostra opera è piaciuta non solo ai nostri coetanei, ma anche ai più anziani. Ed è una bellissima soddisfazione”.

Durante la loro residenza nell’Isola i due artisti hanno girato un po’: sono andati a visitare il Museo Nivola a Orani e il nuovo Spazio Ilisso a Nuoro. L’idea è quella di tornare in Sardegna anche al di là del lavoro. “Siamo contenti di aver fatto parte di questo progetto, che ha un approccio che di solito trovi nelle grandi metropoli – raccontano Sten e Lex -. Ci ha stupiti positivamente. Speriamo che le nostre opere a Bauladu possano diventare una attrazione e che soprattutto diventino parte della comunità: quasi come qualcosa che c’era già da prima. Che diventi parte del paesaggio urbano e che riesca a rendere vivere la piazza”.

Andrea Tramonte
(Foto di Jacopo Cogoni)

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