Visite centellinate nelle Rsa: morire di Covid o di solitudine

Se ne parla poco. Anzi: pochissimo. Eppure nella Sardegna tornata in fascia bianca a maggio 2021, con rischio Covid basso, continua a esserci una zona rossa che ormai ha preso la forma della quotidianità disumana: le Rsa e tutte le strutture sanitarie che ospitano pazienti fragili continuano a essere blindate malgrado il passo avanti delle vaccinazioni. Da quasi due anni i parenti sono obbligati a visite sporadiche che stanno condannando a morte per solitudine sempre più anziani e malati.

A Sardinia Post è arrivata la segnalazione di un lettore che, in una conversazione telefonica, ci ha chiesto di sollevare il problema perché la Regione, “sempre più distratta”, si occupi una volta per tutte di “questo dramma che si consuma in silenzio regalando ai familiari solo un senso di impotenza non più sopportabile”.

Alla luce di questa segnalazione, il nostro giornale ha recuperato i provvedimenti coi quali il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha normato gli ingressi in “Rsa, strutture riabilitative e residenziali nonché hospice”. Risulta che dal maggio scorso le maglie sono state allentate: le visite, volendo, possono essere autorizzate anche quotidianamente. Il problema è che la stessa ordinanza del ministro prevede una postilla così articolata: “Il direttore sanitario, in relazione allo specifico contesto epidemiologico, può adottare misure precauzionali più restrittive necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”. Ma questo potere, concesso per situazioni emergenziali, viene abusivamente esercitato nel quotidiano: il risultato è che le strutture sono blindate da quasi due anni senza valutare gli effetti che, alla lunga, le visite stanno avendo sui pazienti. “I morti di solitudine hanno ormai superato quelli di Covid”, a sentire i racconti di chi nelle Rsa (e affini) ha propri familiari.

Nei provvedimenti di Speranza è espressamente scritto che “il protrarsi del distanziamento non può mai configurare una situazione di privazione de facto della libertà delle stesse persone”, quello che invece sta succedendo in troppe Rsa della Sardegna. Dove ci si trincera dietro la necessità delle “misure precauzionali restrittive”, ma non si tutelano più i pazienti.

Proprio in quest’ottica, “i gestori” delle strutture sanitarie “sono tenuti a trasmettere alle Asl le modalità organizzative adottate per consentirne la condivisione e le eventuali verifiche”. In buona sostanza, le Asl, che a loro volta dipendono dall’assessorato regionale alla Sanità, hanno l’obbligo di controllare l’organizzazione degli ingressi proprio per evitare che situazioni non emergenziali vengano considerate tali, ledendo anche il diritto dei familiari ad assistere i propri cari. Chiudere tutto è senza dubbio più facile che controllare il rispetto delle misure anti-Covid.

La segnalazione arrivata al nostro giornale mette insieme le proposte di più parenti. La sensazione è che la misura sia davvero colma e non si escludono denunce. Sardinia Post, soprattutto a tutela dei malati, non indica in questo articolo le strutture dove sembra esserci un abuso delle regole di isolamento. Ma anche senza fare nomi, continuiamo a scrivere di questo tema nella speranza che la Regione, per il tramite delle Asl, avvii quei controlli diventati più che mai necessari: la morte per solitudine è indegna anche nel pieno di una pandemia.

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